Fotografia di Disdéri, André-Adolphe-Eugène, località sconosciuta, 1860. Nella foto potete vedere Girolamo Bonaparte, il fratellino minore di Napoleone. Anche lui un sovrano, anche lui esiliato e anche lui con la mano nel panciotto. Un marchio di fabbrica, insomma.
Essere Girolamo Bonaparte, il fratello minore di Napoleone
Chissà come deve essere stato essere il fratellino minore di Napoleone? Perché, a ben guardare, anche Girolamo ebbe una certa carriera (anche se forse non esattamente per meriti propri), ma probabilmente visse sempre all’ombra del fratello diventato imperatore.
Girolamo Bonaparte (o Jerome se preferite il nome francese), nacque ad Ajaccio il 15 novembre 1784 e morì a Villegenis il 24 giugno 1860. Figlio di Carlo Maria Bonaparte e di Maria Letizia Ramolino, frequentò prima il collegio di Jully e poi nel 1800 entrò in Marina, diventando guardiamarina nel giro di un anno. Il che non è strano visto che il cognato era il generale Victor Emanuel Leclerc. Proprio costui lo portò con sé a Santo Domingo per sedare una rivolta.
Tornato in Francia per recapitare dei messaggi a Napoleone, lo misero a capo della nave L’Epervier in direzione Martinica. Era infatti ripresa la guerra contro l’Inghilterra e dunque dovette incrociare davanti a Saint-Pierre e Tobago.
Tuttavia la marina inglese ebbe la meglio e dovette andare a New York. Qui trovò il tempo di sposare Elisabetta Patterson, matrimonio che però venne annullato una volta tornato in Francia nonostante a Londra fosse nato il loro figlio, Girolamo Napoleone.
Tornato in Francia, il fratello Napoleone, in veste di imperatore, gli ordinò di recarsi ad Algeri per salvare 250 genovesi prigionieri del Bey Hussein. Visto che la missione ebbe successo, ottenne il grado di capitano di vascello.
Alla guida di una flotta di otto navi, nel 1806 tornò in Martinica. Ma una tempesta di vento disperse la sua flotta e lui, senza neanche avvisare il comandante ammiraglio Willaumez, decise di abbandonare la sua squadra e tornarsene in Francia. Inseguito dagli inglesi, se riuscì a tornare in Bretagna fu solo grazie al suo pilota. Per qualche motivo, nonostante la fuga e l’abbandono della flotta, in Francia decisero di nominarlo contrammiraglio e principe di Francia. Inoltre ottenne una rendita di un milione e ottenne la Grand’Aquila della Legion d’Onore.
Ma la sua carriera, forse spinta dal fratello (il dubbio ci viene), non finì qui. Nel 1807 sposò Caterina di Wurttemberg, la figlia del re Federico I di Wurttermberg. Come regalo di nozze, Napoleone lo nominò re di Vestfalia, un regno vassallo. La residenza reale di Girolamo fu il castello di Wilhelmshohe, a Kassel, in Germania.
Come molti figli cadetti, Girolamo era alquanto spensierato: pensava più ai divertimenti e alla bella vita che ad altro. E questo nonostante il suo regno fosse alla base del sostegno finanziario alle truppe del fratello. Ebbe tantissime amanti ed era così scapestrato che Napoleone dovette affiancargli due ministri per tenerlo sotto controllo. Ma anche loro ebbero qualche difficoltà, tanto che il regno fu vessato da spese e tasse eccessive.
Nel 1807 Girolamo lascia la Marina e prende il comando delle truppe bavaresi e del Wurttermberg, occupando la Slesia e soffiandola al re di Prussia. Per questo motivo sarà nominato generale di divisione. Nel 1812 segue Napoleone nella Campagna di Russia, ma lo stesso Napoleone, passato neanche un mese, ebbe qualche ripensamento sul fatto di esserselo portato dietro. Anzi: lo rimproverò per non essere intervenuto contro le truppe russe.
Girolamo, piccato per il rimprovero, si dimise e se ne tornò in Vestfalia. Napoleone ci riprovò poi durante i Cento giorni: gli diede il comando di una divisione nel II corpo d’armata del generale Reille. Ma niente da fare. Durante la battaglia di Waterloo, infatti, si intestardì nell’attaccare di continuo il nemico a Hougoumont, un obiettivo privo di importanza e ottenendo solamente gravi perdite. Anzi, il suo comandante fu costretto a spostare delle truppe per tirarlo fuori dal pasticcio in cui si era cacciato.
Nessuno si stupirà nel sapere che, viste le sue pessime performance in battaglia, gli tolsero il regno di Vestfalia. La moglie Caterina decise di seguirlo a Parigi, ma i due dovettero separarsi nel 1814. Lei tornò nel Wurttemberg, lui andò con l’imperatrice Maria Luisa d’Asburgo-Lorena a Blois.
Arriva così l’abdicazione di Napoleone e Girolamo torna a Wurttemburg. Ma ci resta poco: nel 1815 arriva l’esilio di Napoleone all’isola d’Elba. Girolamo tornò a Parigi, la caduta del fratello lo costrinse a tornare con la coda fra le gambe alla corte del suocero. Qui gli affidarono il castello di Ellwangen, ma con l’obbligo di stare lì insieme alla moglie.
Poco prima di morire, l’anno successivo, il suocero lo nominò principe di Montfort. Girolamo si trasferì poi a Vienna, dove incontrò la sorella Carolina, vedova di Gioacchino Murat. Cominciò così a fare la spola fra Vienna e Trieste. Ma il ministro Metternich non vedeva di buon occhio la presenza di un Bonaparte in una città austriaca e dunque Girolamo fu bandito anche da Trieste.
Così ottenne il permesso del papa di proseguire l’esilio a Roma, insieme alla madre e ad altri fratelli. Da qui iniziò a recarsi a Porto San Giorgio e a Fermo, nelle Marche, stabilendosi poi nel 1829 proprio a Porto San Giorgio. Ma non c’era pace per lui. Nel 1831 i moti nel Fermano fallirono e le autorità pontificie gli ordinarono di lasciare la zona.
Nel 1835 la moglie Caterina morì e cinque anni dopo sposò in gran segreto una nobile italiana, Giustina Pecori-Suarez. Si sposarono con rito religioso e solo anni dopo poté sposarsi con cerimonia civile a Parigi.
Dopo il 1848, infatti, Girolamo riuscì a tornare in Francia. Qui fece vita ritirata, anche per evitare di causare problemi politici al nipote, il principe Luigi Napoleone (quello che poi diventerà Napoleone III di Francia). Una volta che Luigi ottenne il potere, ecco che decise di nominare lo zio governatore generale dell’Hotel des Invalides e Maresciallo di Francia. Poi divenne anche presidente del Senato e gli furono ridati il titolo e gli onori di Principe imperiale.
Le sue spoglie si trovano ora nella cattedrale di Saint Louis des Invalides, vicino al sarcofago di Napoleone e a vicino a quelle del fratello Giuseppe.