Fotografia di anonimo, Cina, fine anni ’50. Shi Pei Pu, all’epoca dello scatto attore e cantante lirico, finì in seguito al centro di una vicenda a dir poco paradossale. Dietro la fotografia dell’uomo in abiti tradizionali cinesi, al di là del trucco di scena, si nasconde la reale identità di colui che per due decenni ingannò un rappresentante del governo francese e il mondo intero.
Terzo figlio di una coppia di professori, Shi nacque il 21 dicembre del 1938 a Shandong, nell’allora Repubblica di Cina. Crebbe nella città di Kunming, sud ovest dello Yunnan, dove frequentò le scuole di primo e secondo grado, imparando già da ragazzino il francese, e l’Università dello Yunnan, conclusa con la laurea in letteratura. È tuttavia nel 1955 che il diciassettenne decide di intraprendere quella che sembra essere la “Sua” strada: si destreggia come attore e cantante lirico, riscuotendo non poco successo, c’è da dirlo. Di lì a poco la sua vita si sarebbe intrecciata con altri due protagonisti di questa storia: il governo di Pechino e Bernard Boursicot. Diamo la precedenza a quest’ultimo.
Bretone di nascita, all’età di vent’anni Bernard Boursicot entrò a far parte dell’ambasceria francese a Pechino in veste di semplice contabile. Non era un lavoro qualunque in un momento qualsiasi. Per la prima volta la Cina accoglieva un’ambasciata occidentale dopo la guerra di Corea; Boursicot poteva dirsi partecipe di quell’istante spartiacque nelle relazioni internazionali.
Fu nel dicembre del ’64, precisamente in occasione di una festa di natale, che i destini di Boursicot e di Shi Pei Pu si incrociarono casualmente. Quest’ultimo insegnava cinese ai dipendenti dell’ambasciata, ecco perché finì in quella festa. Shi, che si presentò in vesti maschili, disse a Bernard di essere “una cantante lirica di Pechino, costretta a vivere come un uomo per soddisfare il desiderio di suo padre di avere un figlio”. Una bugia alla quale il francese crebbe e che dunque ne alterò i sentimenti: si innamorarono l’un dell’altro, dando inizio ad una sincera relazione.
Beh, i più attenti tra voi potranno porsi la seguente domanda: come fece Shi a mantenere il segreto anche in contesti più intimi? La risposta, supportata da cartelle cliniche e referti medici transalpini, ha dell’incredibile. Shi Pei Pu era capace di ritirare i propri genitali fino a celarli del tutto, dando l’impressione di essere una donna anche sotto il punto di vista biologico. Aspettate perché l’inganno conobbe un’evoluzione ancor più sbalorditiva.
Viste le rispettive occupazioni, la relazione tra i due assunse i connotati di una frequentazione a distanza, arricchita da incontri saltuari. Grazie a questi lunghi periodi di lontananza, Shi poté escogitare una falsa gravidanza e il finto parto di un bambino, che in seguito mostrò all’amante asserendo come fosse il loro. La reale versione dei fatti fu che il cantante lirico adottò un neonato “sottobanco” da un amico dottore e con il beneplacito governativo. Ma voi volevate una spy story, e una spy story otterrete.
Nel 1969 il governo cinese scoprì la relazione e cercò di sfruttare la cosa a suo vantaggio. Minacciando Boursicot di ritorsioni (dovute a cosa non è dato saperlo, però è probabile che Pechino fosse venuta a conoscenza delle giovanili relazioni omosessuali del francese, all’epoca alla stregua di un reato), i servizi segreti cinesi chiesero al diplomatico di fornire documentazione sensibile, così da salvarsi la faccia. In tutto questo Shi avrebbe svolto il ruolo di “spia” e di supervisore dell’affaire.
Una situazione che durò poco più di tredici anni. Nel 1983 Parigi rivelò la questione subdola e mise agli arresti tanto Boursicot quanto Shi. Il processo che iniziò lo stesso anno ebbe un risalto mediatico globale. Incredibile ma vero, fu nei tribunali francesi che l’ex dipendente dell’ambasciata scoprì il vero sesso dell’amante cinese. Così come nella medesima sede venne fuori la questione del presunto figlio avuto dalla coppia. La stampa internazionale dette un rilievo preponderante alla storia e Boursicot cadde nella spirale della depressione. Prima della sentenza pronunciata nel 1986, l’uomo tentò il suicidio tagliandosi la gola. Non vi riuscì e alla fine si accinse a scontare, proprio come Shi, i sei anni di prigione.
Per loro fortuna l’accusa di spionaggio decadde tra la primavera e l’estate dell’87. Il presidente della repubblica François Mitterrand concesse la grazia per allentare le relazioni fin troppo tese con la Cina. I due non si sarebbero quasi mai più visti, tranne in qualche eccezionale occasione. Shi Pei Pu si è spento il 30 giugno 2009, confermando il proprio sentimento per Boursicot. Al contrario quest’ultimo rinnega ancora oggi – è vivo ed ha 80 anni nel momento in cui scrivo – la relazione avuta con il cantante lirico.
Le parole, i documenti giudiziari, le registrazioni e le fotografie (come quella con cui ho voluto introdurre la storia) hanno ispirato l’opera teatrale M. Butterfly, ideata nel 1988 dall’americano David Henry Hwang. L’opera a sua volta vanta una trasposizione cinematografica, del 1993 firmata David Cronenberg.