Fotografia di Stanley Forman, Marlborough Street, Boston, Massachusetts, 22 luglio 1975. Una madre appena diciannovenne e la figlia di soli due anni cadono dalla scala antincendio. Nella calda estate del 1975 un tragico episodio di verificò a Marlborough Street, arteria che passa a pochi metri dal fiume Charles, nel pieno centro di Boston. Un episodio che resterà per sempre inciso negli annali del fotogiornalismo per via della sua essenza tragica, del suo significato profondo e al contempo maledettamente semplice, perché a volte la morte sa esserlo, maledettamente semplice. Una fotografia che molti di voi avranno già avuto modo di osservare, analizzare, scrutare provando sensazioni contrastanti. Ed è il contrasto a dominare lo scatto, o meglio, la serie di scatti. Il contrasto tra la fatalità e il miracolo.
Il 22 luglio un incendio, inizialmente contenuto, colpì una delle storiche case a schiera dall’inconfondibile stile vittoriano sulla Marlborough Street. Purtroppo nessuno nell’immediato ebbe la prontezza di soffocare quelle fiamme. Il fuocherello assunse sempre più i connotati di un pericoloso incendio. Caos e disperazione fecero il loro ingresso in scena. La ragazza-madre Diana Bryant, classe 1956, intravide una via di fuga, per lei e la piccola figlia (figlioccia in realtà, ma poco importa) di nome Tiare Jones, nelle scale antincendio.
Le fiamme alte e minacciose spinsero la donna e la bimba sul cordone in ferro della scala. In tutto questo marasma, i pompieri erano giunti sul posto e avevano dato avvio alle operazioni di salvataggio. Uno di loro, Robert O’Neil, riuscì a raggiungere il tetto da una gradinata esterna. L’uomo avrebbe atteso l’arrivo della scala a rotaia collegata al camion dei pompieri e da sopra il tetto si sarebbe assicurato un rapido salvataggio del duo in pericolo.
Il condizionale è, ahimè, un triste monito. Pare ovvio dirlo, ma 15 metri più sotto si era radunata una folla timorosa e ansiosa di assistere all’imminente (si credeva) soccorso. Tra gli spettatori vi era il giornalista e fotografo presso il Boston Herald Stanley Forman. Quest’ultimo portò con sé l’immancabile Nikon F a motore di trascinamento. Una signora macchina che permetteva all’epoca di eseguire un corposo numero di scatti in rapida successione. Forman forse non poteva saperlo, ma stava per immortalare la sacra contrapposizione tra la fatalità, umanamente inaccettabile, e il miracolo, inattendibile nei casi in cui tutto sembra volgere al peggio.
In una tragica sequela di eventi ravvicinati tra loro, O’Neil allungò la mano per mettere in salvo Bryant e Jones. La scala non resse e si spezzò senza alcun preavviso: dal quinto piano madre e figlia caddero come peso morto cade. 15 metri in pochi secondi, poi l’impatto. Quel volo trovò l’eternità nelle fotografie di Forman, il quale ammise di aver distolto lo sguardo per non vedere accadere l’inevitabile. La raccolta di fotografie passerà alla storia col nome di “Fire Escape Collapse“, traducibile in “Crollo della scala antincendio“. Sugli scatti torniamo tra poco, perché una considerazione andrebbe fatta, così come la fecero in quella metà degli anni ’70 e nei restanti decenni per altri casi simili.
Morì non sul colpo, ma per le ferite riportate, la diciannovenne Diana Bryant. Scampò alla medesima sorte la piccola di due anni, Tiare Jones, la quale si salvò grazie ad una fortunata combinazione di prontezza, istinto materno e casualità. Cadendo per prima la Bryant riuscì ad attutire la discesa della piccola, che venne giù qualche istante dopo. Tanto spavento, ecco cosa fu il 22 luglio 1975 per la bambina.
Entrando nelle pieghe superficiali della questione – perché tali sono di fronte al sottile confine tra la vita e la morte – devo sottolineare come all’indomani dell’incendio di Marlborough Street si scatenò in tutto il paese un dibattito inerente la moralità di rendere pubblici scatti come quelli di Forman, che ritraevano gli ultimi frammenti di un’esistenza prossima al dissolvimento. Quale può essere il limite da non oltrepassare, professionalmente parlando? Fino a che punto è lecito fotografare? Cosa può essere dato in pasto all’opinione pubblica e cosa no? Domande che sorsero lecitamente da ogni angolo degli Stati Uniti e del mondo.
Il lato struggente degli scatti colpirono nel segno, sensibilizzando su tematiche quali la prevenzione, la sicurezza e i dispositivi di salvataggio da adottare in caso di pericolo. Forman vinse il premio Pulitzer in quell’anno e il World Press Photo main award nel 1976. Piccolezze se confrontate con la caducità della vita, sulla fragilità dell’essere umano, su valori come l’altruismo del pompiere Robert O’Neil e l’immensa sfortuna della scala che spezzandosi troncò una vita ancora troppo breve, ma dal sacrificio della quale si salvò un’esistenza fino ad allora brevissima, ma destinata a durare.