Fotografia di Jamling Tenzing Norgay, Everest, 29 maggio 1953. Nella foto vediamo a sinistra sir Edmund Hillary, mentre a destra abbiamo Tenzing Norgay: i due sorridono dopo essere stati i primi a raggiungere la vetta dell’Everest, sopravvivendo all’impresa, cosa non scontata per l’epoca.
Edmund Hillary e la vetta dell’Everest
Sir Edmund Percival Hillary nacque ad Auckland il 20 luglio 1919 e morì sempre ad Auckland l’11 gennaio 2008. Alpinista ed esploratore neozelandese, fu il primo scalatore a raggiungere la cima dell’Everest il 29 maggio 1953, insieme con lo sherpa Tenzing Norgay.
O meglio: il primo di cui si ha la certezza che abbia raggiunto la cima. Perché qualcuno ci aveva già provato: era il 1921, George Mallory e Andrew Irvine tentarono l’impresa. Ma i due scomparvero durante l’ascesa e dei loro cadaveri per decenni non si seppe più nulla. Solamente il 1° maggio 1999 venne ritrovato il corpo di Mallory, mentre di recente è stato ritrovato lo scarpone di Irvine contenente i resti del piede e un calzino.
Il problema è che ancora non si sa se Irvine e Mallory abbiano effettivamente raggiunto la vetta, cadendo e morendo successivamente, se siano caduti prima di arrivarvi o se siano precipitati dopo avervi rinunciato.
Quindi, finché non si riuscirà a stabilire se Mallory e Irvine siano davvero giunti in vetta, spetta a Edmund Hillary e Tenzing Norgay tale primato. Da bambino Hillary era più gracile dei compagni. Ma giunto all’adolescenza scoprì che nelle camminate in montagna il suo fisico era assai più resistente di quello dei compagni. Si appassionò così all’alpinismo, scalando non solo le montagne della Nuova Zelanda, ma anche le Alpi.
Ovviamente raggiunge anche l’Himalaya e qui riuscì a scalare ben 11 vette sopra i 6mila metri. Mise per un attimo gli scarponi da parte durante la Seconda Guerra Mondiale, dove divenne navigatore dell’aviazione della Nuova Zelanda. Finita la guerra, riprese a scalare.
Dopo aver partecipato a due spedizioni di ricognizione sull’Himalaya, ecco che John Hunt lo notò, chiedendogli così di partecipare alla spedizione britannica del 1953. Ed ebbe successo: Hillary, insieme al suo sherpa Norgay, riuscì ad arrivare in cima all’Everest. Di questa avventura si racconta che, durante la discesa, il primo compagno che incontrò fu George Lowe. E proprio a lui disse la frase: “Well, George, we knocked the bastard off!”, che tradotto diventa “Beh George, l’abbiamo battuto il bastardo!”.
Fra l’altro la notizia della conquista dell’Everest avvenne in contemporanea con l’incoronazione della regina Elisabetta II.
Ma torniamo a Hillary che, non pago di aver raggiunto per prima la vetta, fra il 1956 e il 1965 partecipò a diverse spedizioni sull’Himalaya, collaborando anche alla costruzione del piccolo aeroporto di Lukla.
Per non farsi mancare niente andò anche in Antartide. Il 4 gennaio 1958, grazie alla spedizione Commonwealth Trans-Antarctic Expedition, fu il terzo uomo a raggiungere il Polo Sud, seguendo le orme di Amundsen e Scott. Oltre che all’attività di esploratore, Hillary si dedicò anche alla salvaguardia del popolo nepalese degli sherpa, costruendo scuole e ospedali.
Per quanto riguarda la sua vita privata, si sposò due volte. La prima con Louise Mary Rose, morta in un incidente aereo dopo un decollo da Katmandu. Da lei ebbe tre figli: Peter, Sarah e Belinda (quest’ultima morta insieme alla madre). Successivamente convolò a nozze con June Mulgrew, la vedova del suo miglior amico, Peter Mulgrew.
Di cosa morì? Beh, nessuna storia tragica nel suo caso: si spense l’11 gennaio 2008 a causa di un’insufficienza cardiaca, a 88 anni. Le sue ceneri furono dispese in parte nella baia di Auckland, mentre in parte si trovano ancora tumulato in un monastero del Nepal.