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Foto del giorno: Centralia, la città fantasma distrutta da un incendio sotterraneo

Fotografia di JohnDS, Centralia, Pennsylvania, USA, 4 ottobre 2006. Quella che vedete nella foto è un tratto della Route 61 che attraversa la cittadina di Centralia, in Pensylvania, negli Stati Uniti. Ebbene: la cittadina è diventata una vera e propria città fantasma quando si è spopolata a causa di un incendio sotterraneo scoppiato nel 1962 e che ancora arde oggi nel sottosuolo.

Centralia, la città spopolata da un incendio sotterraneo

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Crediti foto: @JohnDS, Public domain

Centralia era un piccolo comune nella contea di Columbia, in Pennsylvania. Nel 1749 i nativi americani della zona vendettero il terreno oggi occupato da Centralia ad alcuni coloni. Successivamente qui costruirono la Reading Road, una strada che andava da Reading a Fort Augusta. Gran parte di questa strada divenne poi la Route 61, la strada principale della città.

Nel 1793 Robert Morris, fra l’altro uno dei firmatari della costituzione degli USA, acquistò la maggior parte della città. Solo che cinque anni dopo l’uomo andò in bancarotta ed ecco che le terre andarono alla Prima banca degli Stati Uniti, passando poi al capitano di mare e banchiere Stephen Girard, particolarmente interessato alle vene carbonifere della regione.

In realtà questi giacimenti furono praticamente ignorati, fino almeno alla costruzione della ferrovia Mine Rune Railroad nel 1854. Successivamente la Locust Mountain Coal and Iron Company acquistò le terre della zona.

Intanto l’ingegnere minerario Alexander Rae si trasferì, armi, bagagli e famiglia qui, decidendo che era il caso di pianificare e costruire una piccola cittadina. Decise anche il nome, Centreville. Solo che nel 1865 fu necessario cambiare il nome in Centralia perché esisteva già una cittadina con quel nome.

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Crediti foto: @EPA, Public domain, via Wikimedia Commons

Fu poi la volta della costruzione della ferrovia per trasportare il carbone. Sempre nello stesso anno, il 1854, aprirono i battenti le prime due miniere, seguite poi da altre. Questo perché il sottosuolo era ricco di carbone e antracite all’inizio, il che attirò lavoratori e coloni. Nel 1890 la città raggiunse il massimo numero di abitanti, 2.761. Ma gli anni passarono, le estrazioni si ridussero e i pozzi si esaurirono. Ma non del tutto.

Arriviamo così al 1962 e a quello che divenne noto come il disastro di Centralia. Non si sa esattamente cosa scatenò l’incendio. Una delle teorie ritiene che tutto iniziò quando il consiglio cittadino chiese ad alcuni volontari dei vigili del fuoco di bruciare dei rifiuti in una miniera abbandonata. Non si sa perché, ma i pompieri non riuscirono a spegnere il fuoco e questo si propagò fino ad arrivare nel sottosuolo. E qui il fuoco trovò l’antracite e il carbone residui, cosa che innescò l’incendio vero e proprio.

Questo rogo, scatenatosi nel sottosuolo, fu praticamente impossibile da estinguere. Ci provarono, ma né eliminare il combustibile fossile infiammato, né riempire i vecchi tunnel minerari con materiali non infiammabili ebbe qualche effetto. C’è anche da dire, poi, che non c’erano i fondi necessari per poter estinguere l’incendio e dunque il rogo continuò a bruciare nel sottosuolo.

Il che portò ad effetti devastanti. Dal terreno si levavano fumo acre e ceneri, gli alberi iniziarono a morire, sul terreno si aprirono voragini e persino l’asfalto delle strade si sciolse, provocando la formazione di enormi crepe e buchi lungo le strade.

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Crediti foto: @Jrmski, Wikimedia Commons

Il fuoco non si estinse mai. Anzi: ancora adesso l’incendio va avanti. E la conseguenza fu che gli abitanti furono piano piano evacuati, mentre diversi edifici furono distrutti. Il che trasformò la città di Centralia in una città fantasma. Gli abitanti non ebbero scelta. Seppur forse sottovalutato, la gravità del problema divenne manifesta nel 1979 quando un benzinaio del posto notò che la temperatura della benzina nella cisterna sotterranea era di 77,8°C.

Le cose peggiorarono continuamente fino a quando nel 1981, un bambino di 12 anni, cadde in una buca che si era aperta all’improvviso sotto di lui, voragine causata dall’incendio sotterraneo. Dopo essere sprofondato per diversi centimetri, riuscì fortunatamente ad aggrapparsi alla radice di un albero, chiedendo aiuto. Il cugino, che si trovava vicino, riuscì a sentirlo e a salvarlo.

Considerate anche che il ragazzino sarebbe potuto morire non solo per la caduta, ma anche perché dalla voragine si sprigionava livelli tossici di monossido di carbonio.

E ancora oggi quell’incendio è attivo e pare che rimarrà tale per almeno i prossimi 250 anni.