Nicola ComerciFotografia di anonimo, Arabia Saudita, 22 novembre 1990. George W. Bush incontra le truppe americane presenti in Medio Oriente in occasione della Prima Guerra del Golfo. Sarà un conflitto che, nel bene e nel male, segnerà la storia degli USA, con ripercussioni a livello internazionale.
Durata dal 2 agosto 1990 al 28 febbraio 1991, la Guerra del Golfo sarà un conflitto sanguinoso e importante a livello sia politico che mediatico. Se ne parlerà infatti anche come della “Prima guerra del villaggio globale“, sintomo del progressivo ampliamento e potenziamento del raggio d’azione e degli strumenti dei nuovi media che via via si affiancavano a quelli tradizionali.
Ma perché scoppia questa guerra? Proprio quel 2 agosto del 1990 il raʾīs iracheno Saddam Hussein decise l’invasione del ricchissimo e altrettanto vicino Kuwait. La motivazione? Chiaramente il petrolio, su cui lo stato in questione praticamente galleggia. Quest’ultimo nessuna speranza avrebbe avuto, chiaramente, senza un aiuto esterno (mai totalmente disinteressato n.d.r.,) che alla fine arrivò.
Una coalizione composta da ben 35 stati, sotto la bandiera unificante dell’ONU e con alla sua guida gli USA difese il Kuwait. Gli scontri principali avvennero proprio su questo suolo estremamente appetibile, ma anche in Iraq stesso. Alla fine, dopo ben 210 giorni di guerra, la Coalizione internazionale ebbe la meglio ed ottenne in ritiro delle truppe irachene dal suolo straniero.
Ma perché in foto c’è un presidente americano e l’enfasi si pone tutta sugli States? Rispondiamo con dei dati concreti. Dei già citati 35 stati partecipi della Coalizione, le truppe inviate per affrontare il conflitto andavano dai 50 uomini forniti dall’Ungheria ai circa 45.000 messi a disposizione del Regno Unito. Gli altri protagonisti mantenevano una media di 10-15.000 soldati. Siete pronti a sapere quanti ne fornirono gli USA? Parliamo di un numero compreso tra 575.000 e 697.000.
Chiaramente l’enfasi posta sulle notizie provenienti da Oriente e l’importanza mediatica attribuita all’evento fu elevatissima. Gli USA torneranno in Iraq nel 2003 e vi rimarranno fino al 2011, per deporre definitivamente Saddam Hussein, ma questa volta la sensibilità era diversa. C’era un certo 11 settembre di mezzo questa volta, ma questa è una storia a parte.
Manuela Chimera
