Fotografia di anonimo, Paramount lot, Hollywood, California, USA, giugno 1938. Delle ragazze, molto probabilmente facenti parte di uno spettacolo di varietà, si cimentano nel pugilato sui tetti di una soleggiata Hollywood, in California. Botte da orbi, verrebbe da dire, ma la storia dietro questa suggestiva fotografia suggerisce ben altro.

Il vestiario, le pose dei soggetti, lo scenario, sono tutti elementi che lasciano presupporre una programmazione e uno studio ad hoc dietro lo scatto. Doveva essere particolarmente caldo quel giorno di un comune giugno 1938. Talmente tanto caldo da costringere le stunt-girls a “provare” sul tetto di un edificio invece di farlo dentro un asfissiante teatro senza aria condizionata. Qualcuno, magari di una troupe cinematografica lì presente, pensò bene di immortalare il simpatico momento. La fotografia che ne venne fuori fu pubblicata con la seguente didascalia “Radio Pictures Chorus Girls“.
Quelle che appositamente ho definito nel titolo “botte da orbi” in realtà furono parte di una messinscena bella e buona. Hollywood è questo; lo è sempre stato: un mega teatro dove i sogni diventano film e i film diventano sogni.

L’edificio che al contempo è sfondo e soggetto della fotografia – vista l’importanza che ha ricoperto a livello storico-culturale il lotto su cui sorge – esiste ancora oggi. Laddove nel presente campeggia l’insegna della Paramount, un tempo se ne stava quella della RKO Radio Pictures Inc. Magari ai più non dirà nulla, ma negli anni ’30 rappresentava una delle Big Five dell’età dell’oro hollywoodiana. Parliamo dello studio cinematografico che ha dato i natali alla serie di musical Fred Astaire-Ginger Rogers e ai primi film di Katharine Hepburn. La RKO distribuì il primo King Kong (1933) e quella perla d’avanguardia cinematografica di Citizen Kane (1941) di un certo Orson Welles…
Ecco, su quel tetto di quello specifico edificio in quel determinato lotto, andava in scena un match di box fra ragazze. Stando alla didascalia originale della fotografia, queste facevano parte di un cosiddetto chorus line. La traduzione non letterale che in italiano più si avvicina al termine è “corpo di ballo”. Traduzione che, se posso dire la mia, è abbastanza fallace.

Le ragazze di un chorus line non erano semplici ballerine, perché spesso sfociavano nel canto e perché altrettanto spesso non avevano un “direttore” al quale rendere conto, essendo autonome nella scelta e nell’adattamento delle coreografie. Al di là di tutti i tecnicismi del caso, resta la radiante emozione che questa fotografia, sia in bianco e nero che colorizzata, trasmette a distanza di quasi un secolo.