Fotografia di anonimo, anni ’30 del secolo scorso. Lo scatto ritrae il penetrante sguardo di Amy Johnson, involta nella sua pelliccia e con gli occhiali da aviatrice. Non è una donna qualunque e non è una foto qualunque. Si tratta della prima donna a compiere un volo intercontinentale (dall’Inghilterra all’Australia) e dell’autrice di molte trasvolate entrate nel libro dei record. Vediamo al volo la sua vita, come le sarebbe piaciuto, immaginiamo.

Nell’East Riding of Yorkshire, precisamente a Kingston upon Hull, il 1° luglio 1903 nasceva Amy. La famiglia gestiva una piccola impresa che si occupava di prodotti di pesca, non proprio l’ambito principe della futura aviatrice di successo. Era comunque un’infanzia tranquilla la sua, insieme alle sue 3 sorelle maggiori, almeno fino ai 14 anni. In questo frangente della sua vita, mentre giocava a cricket, si ruppe un incisivo. Divenne improvvisamente introversa e meno solare del solito.
Forse fu in questo momento che decise di non voler rimanere più coi piedi per terra. Con le gambe fissate in questo mondo dove il parere altrui pesa più della gravità. Decise che la sua vita era volare, volare leggera sopra tutto e tutti. Proseguì allora i suoi studi con grande successo (si laureò in economia) e poi si spostò nella capitale. A Londra lavorò per un ufficio legale. Ma ancora la sua vita non le sembrava abbastanza. Era pesante, e lei era leggiadra, altrimenti come può il vento portarti in alto?

Per dare una svolta alla monotona vita londinese iniziò la frequentazione dell’aeroclub locale. Dopo un lungo periodo di addestramento, compì il suo primo volo in solitaria, quello che non si dimentica mai. Era il 9 giugno del 1929. Dopo il primo, timido, passo accelerò il ritmo, decidendo di entrare nella storia. Voleva andare in Australia e voleva farlo battendo il precedente record di un uomo (15 giorni n.d.r.). Acquistò un aereo di seconda mano a 600 sterline, migliorò le sue conoscenze ingegneristiche e partì.
Alla fine l’impresa non riuscì, o meglio riuscì solo parzialmente. Gli oltre 13.000 km che separano in linea d’aria Inghilterra e Australia furono percorsi in 19 giorni e mezzo. Non batté il record precedente, ma ne segnò uno nuovo: era la prima donna a compiere quella tratta, e ne poteva essere davvero fiera.

Dopo quel momento compì numerose altre imprese, passate più in sordina. Era iniziata infatti l’epoca dei grandi voli, con le necessarie migliorie ai motori che porteranno l’aereo ad essere un ago importantissimo nella bilancia della Seconda Guerra Mondiale prima, nei trasporti di passeggeri poi. In ogni caso quel volo, e i successivi, consacrarono Amy nell’Olimpo dei grandi viaggiatori del cielo, aggiungendo un posto femminile in un ambito fino ad allora prettamente maschile.