Visitando quella meravigliosa terra rigogliosa che era l’Egitto, economicamente, commercialmente e culturalmente parlando, nel V secolo a.C. lo storico greco Erodoto rimase affascinato da alcune maestose imbarcazioni. Nelle sue Storie, il sapiente di Alicarnasso le chiama baris e ce le descrive come “lunghe, sfreccianti nonché dotate di ampie costole interne”.
Per millenni le sue parole non hanno combaciato con alcuna controprova archeologica; per millenni fino al 2019, anno di grazia per la veridicità di queste affermazioni a lungo credute “esagerate, imprecise, quasi fantasiose”. Nei pressi della città portuale di Thonis-Heracleion, sommersa dall’acqua, lontana 2,5 km dalla costa a nord-est di Alessandria d’Egitto, gli archeologi hanno rinvenuto un’imbarcazione unica. L’aggettivo è azzeccato perché mai erano state rinvenute navi della stessa tipologia.
La nave combacia con le caratteristiche della baris erodotea. I dettagli che riportiamo qui di seguito provengono dai resoconti del Centro di Archeologia Marittima dell’Università di Oxford. Gli esperti si sono concentrati sul 17° scafo, facente parte di un gruppo di settanta relitti ritrovati al largo delle coste egiziane. Lo “scafo 17“, posto sulle acque del Nilo oltre 2.500 anni fa, risponde esattamente alla descrizione fornita dal Padre della Storia.
Come anticipato, nelle Storie Erodoto descrive le baris come navi lunghe fino a 28 metri, dotate di un vasto scafo e di ampie costole interne. A lungo gli studiosi si sono chiesti cosa intendesse lo storico per “ampie costole interne” e finalmente hanno avuto la risposta che cercavano. Queste parole farebbero riferimento ad un metodo di costruzione, il quale si servirebbe dell’intreccio di assi di acacia, tenute assieme con fasce di tenone lunghe all’incirca 2 metri. Una simile miscela creerebbe quelle linee di costole interne con giunture che fissano le tavole l’una con l’altra.
La scoperta non è importante solo da un punto di vista storiografico, ma ci permette di implementare una nuova conoscenza sulle tecniche cantieristiche egizie. Erodoto, visitando quel cantiere navale ormai due millenni e mezzo fa, ci aveva anticipato l’informazione. Eppure nessuno, almeno fino al succitato 2019, ha mai avuto l’opportunità di dargli ragione.
Gli davano del folle, e invece… Erodoto aveva ragione su tutto. Non solo possiamo così sottoscrivere la veridicità delle sue parole, ma oggi si è in grado di studiare nuove tecniche costruttive proprio grazie a nozioni messe nero su bianco nel V secolo a.C.