Enrico Fermi nacque a Roma nel 1901. Si appassionò alla fisica e alla matematica da adolescente, dopo aver ritrovato un vecchio tomo di 900 pagine che comprendeva diversi ambiti scientifici. Diplomatosi nel luglio 1918, vinse una borsa di studio per l’Università “Normale” di Pisa, dove si laureò in Fisica nel 1922. Nel 1927 divenne professore di Fisica teorica all’Università di Roma. Nel 1938, a soli 37 anni, vinse il premio Nobel per la Fisica, per il suo contributo ne “l’identificazione di nuovi elementi di radioattività e la scoperta di reazioni nucleari mediante neutroni lenti”.
Purtroppo, nel medesimo anno, l’Italia approvava le Leggi Razziali. La moglie di Fermi, Laura Capon, era ebrea e perciò discriminata dal disegno di legge antisemita, e con lei i due figli della coppia. Fermi e la moglie decisero quindi di lasciare l’Italia, approfittando proprio del viaggio a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel. Nella capitale svedese la famiglia Fermi si imbarcò su un transatlantico che li condusse a New York, dove la Columbia University lo aveva invitato per una serie di lezioni.
Poco tempo dopo, gli studi di Otto Hanh e Fritz Strassmann segnalarono la possibilità di fissione del nucleo dell’atomo di uranio. Subito dopo le scoperte sulla fissione nucleare, si evidenziarono le sue possibili implicazioni militari. Nel 1939, Albert Einstein inviò una lettera al presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt per esternare la propria preoccupazione che una potentissima arma a fissione nucleare potesse essere sviluppata dal Terzo Reich; perciò, il governo americano doveva impegnarsi per lo sviluppo di una bomba atomica prima dei nazionalsocialisti.
Nel febbraio 1940, la Marina USA assegnava 6.000 dollari alla Columbia University per finanziare ricerche sullo sviluppo della famigerata arma nucleare. Al gruppo di scienziati coinvolti apparteneva anche Enrico Fermi. Da questi studi si giunse, due anni dopo, alla formulazione del celebre “Progetto Manhattan“. Nell’assoluta segretezza i migliori fisici di cui allora gli USA potevano disporre, fra cui Fermi ed Einstein, lavorarono per la creazione dell’ordigno atomico. Il primo test fu condotto con successo nel deserto di Trinity (Nuovo Messico) il 16 luglio 1945. Qualche mese dopo, le due bombe atomiche figlie del lavoro certosino di tre anni, mostravano al mondo intero tutta la loro forza distruttiva nei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e della dittatura in Italia, Fermi fece ritorno nel suo Paese natale solo due volte per tenere alcune lezioni: una nel 1949 e una nel 1954, già gravemente malato. Enrico Fermi si spense a Chicago il 28 novembre 1954.