Storia Che Passione
Eilmer di Malmesbury, l'uomo che spiccò il volo nell'XI secolo

Eilmer di Malmesbury, l’uomo che spiccò il volo nell’XI secolo

Nei pressi di Malmesbury, nel sud-ovest inglese, tra X e XI secolo visse un tale di nome Eilmer. Non un uomo qualunque, o meglio, non un monaco qualunque. Eilmer spiccava tra i suoi confratelli per acume intellettuale e ingegno pratico. Passava intere giornate a capire i concetti basilari della meccanica e intere nottate a studiare gli astri. Interpretava la realtà circostante secondo i paradigmi di Archimede o Aristotele. Eilmer di Malmesbury poteva vantarsi di innumerevoli pregi, ma uno in particolare lo rendeva davvero speciale: l’immensa curiosità. La stesso spirito avventuriero lo condusse poco dopo l’anno mille a tentare l’impossibile, a rendere concreto uno dei sogni umani più reconditi: il volo.

Eilmer di Malmesbury, l'uomo che spiccò il volo nell'XI secolo

Tutto ciò che sappiamo di Eilmer di Malmesbury proviene da un’unica fonte, il De Gestis Regum Anglorum, redatto da un conterraneo, lo storico inglese Guglielmo di Malmesbury. Sebbene i due monaci servirono Dio presso la stessa abbazia e in momenti quasi concilianti, non ebbero mai l’opportunità di incontrarsi. La fama di Eilmer raggiunse le attente orecchie di Guglielmo tramite i racconti degli altri benedettini, forse diretti conoscenti del primo.

Si legge nella cronaca di Guglielmo di Malmesbury: «Egli era uomo istruito per quei tempi, di età matura, e nella sua prima giovinezza egli arrischiò azioni di notevole coraggio. Egli aveva in qualche modo, lo so a mala pena, assicurato a mani e piedi le ali in modo che potesse, faccenda errata in verità, volare come Dedalo. Con il vento in favore dalla sommità della torre volò per più di uno stadio. Ma scosso dalla violenza e dal turbinio del vento e conscio del suo sconsiderato tentativo, cadde. Si ruppe entrambe le gambe e rimase zoppo per tutto il resto della sua vita».

Eilmer di Malmesbury abbazia

In pochissime parole, il cronista inglese ci dice che il povero Eilmer effettivamente spiccò il volo, ma che una serie di fattori (prevedibili) inficiarono sull’esito dell’esperienza. Incrociando i dati a nostra disposizione, come ad esempio la planimetria dell’abbazia, il luogo dell’atterraggio segnalato e la distanza percorsa in aria (uno stadio, all’incirca 200 metri), si può stimare come il monaco volò per non più di 15 secondi.

Domanda fra le domande: come fu possibile? Da quel che ci dice la cronaca, Eilmer si servì di un apparecchiatura simile a quella che Leonardo da Vinci ipotizzò qualche secolo più tardi. Una macchina volante che rifaceva alle sembianze di un uccello con le ali spiegate, più utile a veleggiare che altro.

Eilmer di Malmesbury macchina volante

Data la natura scarna dei dettagli in merito e l’unicità della fonte, si è posto qualche dubbio sulla veridicità dell’episodio. Non aiuta la mancanza di notizie riferite alla presunta vita monastica di Eilmer, aldilà del leggendario volo dedalico. Come Eilmer altri uomini tentarono l’impresa. Talvolta essi si affidarono alla provvidenza, seppur sprovvisti di una minima preparazione tecnica – ricordate il rocket man ottomano? Mentre in rare circostanze questi visionari vi riuscirono, ma per qualche strano mistero vennero dimenticati dalle grandi massi – Traian Vuia, sei nei nostri cuori. Ognuno di loro però sognava la stessa identica cosa: volare.