Campagna in Giudea (66 d.C. – 73 d.C.); l’obiettivo è sedare le rivolte ebraiche, le quali si fanno sempre più insistenti. A capo della spedizione c’è Tito Flavio Vespasiano, il futuro (e sfortunatissimo, n.d.r.) imperatore Tito. Dopo la conquista e i massacri di Gerusalemme, resta un’ultima roccaforte, pressoché inespugnabile: Masada. Per qualche secondo immaginate di essere un legionario romano, pronto al sacrificio per la gloria dell’Urbe, e fingete di dover assediare una fortezza imprendibile; quanto pensate possa valere il vostro sacrificio in termini prettamente salariali?
La domanda se la sono posta in molti tra gli studiosi nel corso degli anni. Un ritrovamento, in uno degli accampamenti romani sopravvissuti fuori Masada, ha permesso di dare una risposta a tale quesito. Ma prima preferiamo raccontarvi cosa significò l’assedio di Masada per i soldati romani; alle questioni economiche torneremo tra poco.
Giocando con l’immaginazione, fate finta di chiamarvi Gaio Messio, legionario della legio X Fretensis (ha senso, fidatevi) e di ritrovarvi, nel 73 d.C. di fronte quell’ammasso roccioso al di sopra del quale c’è una fortezza, LA fortezza di Masada. All’interno di essa vi sono arroccate 1.000 persone, sono i cosiddetti sicarii fuggiti da Gerusalemme 3 anni prima e pronti a tutto pur di non cadere in mano romana. L’unico modo che avete per raggiungere l’altopiano sull’ammasso roccioso, è percorrere un sentiero per nulla invitante lungo 5 km.
Il sentiero non solo è scoperto, ma rappresenta una vera e propria “strada della morte” per chiunque decida di percorrerla, perché dalla cima si può bersagliare fatalmente coloro che si avventurano nell’impresa. I romani, che hanno sempre dimostrato di avere un ingegno sopraffine, colmano 130 metri di dislivello con un terrapieno, il quale funge da rampa. L’idea diventa realtà e finalmente voi, Gaio Messio, sotto ordine dei superiori, partecipate a quello che dovrebbe essere un violento assedio. Dovrebbe.
Sono trascorsi mesi per la costruzione di quel miracoloso terrapieno. L’avanzata dei legionari non è ostacolata in alcun modo. Le difese superiori della fortezza sono sguarnite. La sorpresa dei comandanti, come si può intuire, è tanta. Se dovessimo basarci su quello che ci dice Giuseppe Flavio, allora i 960 a difesa del fortino, tra cui donne e bambini, avrebbero dato vita ad un suicidio di massa. In realtà non sappiamo come sia andata a finire davvero. Fatto sta che i romani entrano a Masada senza incontrare quasi nessuna resistenza.
Mesi di sudore, stanchezza, rifornimenti scarseggianti e un caldo talvolta insopportabile vengono ripagati con 50 denarii. Ecco quanto riceve Gaio Messio da Roma per il suo servizio. Sapete qual è la beffa, riscontrabile nel documento scoperto nell’accampamento romano? Il legionario, aveva speso 50 denarii per il proprio mantenimento, tra vestiario e alimenti. 50 dati via, 50 tornati, ma ehi, per la gloria di Roma questo ed altro. Vero Gaio Messio?