Alle spalle del Campidoglio si trova la rupe Tarpea, la collina sulla quale nell’antica Roma si condannavano i traditori della patria. L’espulsione simbolica dall’Urbe avveniva proprio in questo luogo, attualmente inaccessibile al pubblico a causa di prolungati lavori di restauro. Oltre al risanamento, c’è da segnalare l’interessante e fruttuosa attività archeologica, di cui si fanno portavoce gli studenti dell’Università La Sapienza e gli esperti dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma. La collaborazione è magistralmente coordinata dalla Sovrintendenza capitolina.
Da tempo immemore il versante meridionale della rupe Tarpea – quello che si affaccia sui Fori imperiali e sulla Chiesa di Santa Maria della Consolazione per intenderci – attirava l’attenzione di storici, archeologi e geologi. Nel 2019 l’amministrazione comunale ha dato il via ai cantieri, i quali si sarebbero dovuti concludere nel 2022. Rallentamenti hanno tuttavia decretato il proseguimento dei lavori. Tra la fine dello scorso anno e l’inizio del nuovo, gli operatori sul campo hanno potuto constatare la “ricchezza” di beni archeologici preservati dalla collina.
Resti inorganici e non hanno rivelato il lungo trascorso dell’area, un passato che affonda le sue radici in un tempo addietro alla stessa fondazione di Roma. Questa è tradizionalmente collocata al 21 aprile 753 a.C., sul lato prettamente storico si pensa che esistessero piccoli insediamenti distaccati tra loro sin dal XIV secolo a.C. Il cuore pulsante di Roma (prima che divenisse tale) è stato finalmente svelato. La notizia è tanto sensazionale quanto inedita, come si può intuire dalle parole di un responsabile degli scavi: “questa è una zona vergine, nella quale mai prima d’ora erano state condotte indagini archeologiche sistematiche”.
Ciò è vero, tuttavia bisogna ricordare come nel 1922 avvennero proprio nei pressi della rupe Tarpea degli scavi non scientifici. Le operazioni riportarono alla luce parte dell’antico Tempio di Giove Ottimo Massimo, il più grande edificio tuscanico mai costruito, risalente al 509 a.C. secondo fonti accertate.
“I risultati sono di particolare significato. Questa è l’area in cui si svolgevano le attività sacre. I riti che i fedeli compivano sia per propiziare le vittorie in battaglia, sia per ringraziare le divinità dei successi bellici. Proprio in questo punto i vittoriosi dedicavano le spoglie dei vinti agli dei, così come i bottini di guerra. Si può dire come in questo esatto punto si svolgesse il trionfo…” – dicono gli archeologi.
Prosegue il resoconto delle scoperte: “Abbiamo trovato molti materiali. In particolare, per la fase riferibile al Tempio di Giove, sono tornate alla luce alcune terracotte architettoniche dipinte che lo decoravano. Non sono mancate tracce dell’epoca preistorica, prima della fondazione di Roma. Il Palatino e il Campidoglio, per evidenti caratteristiche naturali, erano ideali per l’insediamento delle popolazioni antiche… Abbiamo rinvenuto, tra l’altro, una serie di sepolture medievali di cui non sospettavamo la presenza. Queste inumazioni sono legate, probabilmente, alla presenza di conventi e chiese oggi non più esistenti”.