Dalla City al south-west americano, uno strano destino quello del vecchio ma iconico London Bridge. Un tempo riferimento urbano e architettonico di Londra, oggi una mezza specie di attrazione turistica inserita in un contesto desertico che rende il tutto ancor più “cinematografico”. Hollywood non c’azzecca nulla, ma il resto della storia, per quanto incredibile, è frutto della concreta realtà.
Le origini dell’Old London Bridge (che non bisogna confondere con il New London Bridge, ancora al suo posto tra una sponda e l’altra del Tamigi) risalgono all’epoca romana. Realizzato nel 46 d.C., l’infrastruttura in legno – forse un ponte di barche – resse fino al 60 d.C. In quell’anno i rivoltosi al seguito di Boudicca lo diedero alle fiamme. Sedata la ribellione, i Romani rifecero da capo mura cittadine e ponte. Uno sforzo vano, perché al tempo dei Sassoni e almeno fino al IX-X secolo il collegamento viario sul Tamigi sprofondò in un completo stato di abbandono.
Se pensate che le sfortune siano finite qui, vi sbagliate, e di grosso anche. Per ben due volte fu ricostruito sotto i Normanni e per altre due volte una calamità lo cancellò dalle mappe. Gli anni incriminati sono il 1091 e il 1136. Un tornado prima, un incendio dopo. Da questo secolo però inizia la vera, nonché memorabile, storia del London Bridge. Enrico II d’Inghilterra ne ordinò la nuova edificazione nel 1176. I cantieri durarono un po’ più del previsto, perché l’opera poté dirsi completata più di un trentennio dopo, nel 1209 sotto Giovanni Senzaterra. Il ponte presentava una serie di archi in pietra, sopra i quali si ergevano case e negozi. Pensate, per oltre 600 anni, questo fu l’unico ponte a servire l’intera città, generando enormi entrate per la City of London Corporation fondata nel 1067.
Tra Cinque e Seicento il ponte, in virtù di un’età avanzata e della straordinaria resilienza alle sventure del tempo (sì, dopo aver conosciuto la distruzione per gran parte della sua vita, ma vabbè), guadagnò l’appellativo di Old London Bridge. Tuttavia le sfide non mancarono neppure durante quegli anni. I supporti in pietra del ponte rappresentavano un problema non da poco, in quanto occupanti l’80% del letto del fiume su cui poggiavano. Praticamente tutti si riferivano a lui come “ponte”, ma sarebbe stato più corretto chiamarla “diga“.
Nel XIX secolo gli amministratori della capitale compresero, a malincuore, che in nome di una migliore viabilità urbana, il vecchio ed emblematico ponte avrebbe dovuto far spazio al nuovo che avanza. Iniziò dunque la costruzione del New London Bridge, 30 metri a monte rispetto all’omonimo più anziano. I lavori terminarono nel 1831. Il vecchio ponte fu demolito e delle sue componenti non se ne fece nulla fino agli anni ’60 del Novecento. Il ricco imprenditore statunitense Robert P. McCulloch acquistò i pezzi del ponte per la modica cifra di 2.460.000 $.
Secondo una leggenda metropolitana – smentita sia dal diretto interessato che dalle carte inerenti l’acquisizione – McCulloch avanzò una tale offerta pensando di star comprando l’imponente Tower Bridge. Operai e costruttori riassemblarono il tutto a Lake Havasu City in Arizona. L’area in cui l’Old London Bridhe si sarebbe distinto doveva rappresentare il fulcro di una comunità turistica pianificata. L’inaugurazione della nuova ubicazione su un canale artificiale del lago limitrofo avvenne il 10 ottobre 1971. Presenziarono Sir Peter Studd e Jack Williams, rispettivamente il sindaco di Londra e il governatore dell’Arizona.
Quello fu il culmine di un viaggio epocale, che dal Tamigi si concluse nell’arido sud-ovest americano. Tutt’oggi il ponte attrae visitatori da ogni parte del mondo, rappresentando la seconda attrazione turistica più popolare in Arizona, seconda solo al Grand Canyon.