Come reagireste se vi dicessimo che 9mila anni fa nel deserto del Sahara si nuotava? A testimoniarlo una serie di pitture rupestri che raffigurano una coppia di nuotatori in un territorio che, oggi, è occupato dal deserto del Sahara.
Nuotare nel Sahara? 9mila anni fa si poteva
Il fatto è che, migliaia di anni fa, il Sahara non era quel deserto arido e sabbioso che conosciamo oggi. Il Sahara era una vera e propria oasi verde e lussureggiante. Prove in tal senso arrivano da pitture rupestri scoperte nell’altopiano di Gilf Kebir, un territorio ricco di arenaria e che si estende dall’Egitto sud-occidentale sino alla Libia sud-orientale.
Era il 1926 quando il cartografo Laszlo Almasy mappò l’area per la prima volta. Qui il cartografo scoprì un paio di grotte poco profonde, l’una accanto all’altra. La particolarità di queste grotte, però, era un’altra: contenevano centinaia di pitture rupestri raffiguranti esseri umani e animali. Inoltre erano presenti anche diverse impronte di mani.
Secondo quanto spiegato dal British Museum, le impronte di mani sarebbero state create da persone che avevano soffiato il pigmento colorato sulla parete rocciosa tenendo le mani distese.
Tuttavia i ricercatori si sono concentrati su un disegno in particolare. Come potete vedere, il dipinto raffigura una coppia di persone con braccia e gambe distese, in posizione come se stessero nuotando.
Secondo i ricercatori tali dipinti rappresentano scorci della vita quotidiana delle persone che qui abitavano millenni fa. Se si da retta a tale ipotesi, questo vuol dire che all’epoca qui si nuotava.
Altri, invece, sostengono che queste raffigurazioni siano più metaforiche. Difficile dire chi abbia ragione. Però considerando che un tempo il Sahara non era quella zona desertica che vediamo oggi è anche possibile che qualcuno nuotasse in qualche corso d’acqua ormai scomparso da eoni.
A proposito: anche nel deserto del Sudan gli archeologi hanno trovato incisioni rupestri raffiguranti non solo bovini, ma anche della barche.