Solitamente Carlo XI, sul trono di Svezia dal 1660 al 1697, è ricordato come il primo sovrano del paese ad adottare una politica assolutista e rigorosamente accentratrice; come il grande riformatore che pose le basi dell’attuale codice legislativo svedese o come colui che rimodulò l’organizzazione religiosa in seno alla chiesa nazionale. Il monarca tuttavia, sia per propensione personale, sia per ovvie contingenze di natura bellica, fu anche uno dei più ispirati innovatori militari della sua epoca. Non tutti sanno che tra le tante trasformazioni concretizzatesi durante il suo lungo regno se ne distinse una per originalità e stravaganza: la creazione di un corpo di cavalleria formato da alci.
L’esercito svedese al tempo di Carlo XI era uno dei più avanzati – qualitativamente parlando – nello sfaccettato scenario europeo. D’altronde ancora nella seconda metà del XVII secolo era fresco il ricordo delle imprese di Gustavo II Adolfo Vasa. Il leone del Nord non per caso. La fanteria leggera era il fiore all’occhiello della macchina bellica svedese. Lo stesso non si poteva dire della cavalleria, il livello della quale non era degno di un impero come quello scandinavo.
Il perché di questa deficienza è presto detto. Era molto complicato comprare e mantenere cavalli in un clima così rigido. In un’ottica di risanamento generale dello Stato, re Carlo XI preferì sfruttare quanto già aveva in casa, piuttosto che spendere ingenti somme di denaro per l’importazione di cavalli adatti alla guerra. Tra tutti gli animali endemici dell’area scandinava, quelli che (almeno sulla carta) si prestavano meglio a sostituire il cavallo, erano nientemeno che gli alci.
A riguardo di questa curiosa pagina di storia militare europea, uno dei ricercatori più attivi corrisponde senza ombra di dubbio alla persona di Dick Harrison. Validissimo storico svedese e professore presso l’Università di Lund. Secondo il prof. Harrison non ci sarebbero abbastanza fonti moderne per poter presupporre l’attuazione di un tale provvedimento. Tuttavia lo storico ci tiene a sottolineare come, nella migliore delle ipotesi, si sia plausibilmente verificato un tentativo d’addestramento per il peculiare corpo di cavalleria. Del resto in Svezia gli alci già svolgevano ordinariamente alcune mansioni come il traino di pesanti carri o slitte.
Si può ipotizzare come l’idea di poter sfruttare un alce per la sua resistenza al freddo, per la sua imponenza nonché per il timore che poteva incutere nell’avversario, abbia offuscato il giudizio di re Carlo XI e dei suoi più fidati uomini d’arme. Secondo le uniche fonti a noi pervenute – resoconti naturalistici scandinavi, tra l’altro molto vaghi e risalenti al XIX secolo – l’introduzione del corpo di cavalleria di soli alci fu un disastro. I ruminanti si spaventavano molto facilmente al solo udire degli spari, anche se in lontananza. Inoltre era pressoché impossibile cavalcarli, al contrario essere disarcionati era ordinaria amministrazione. Se poi a tutto ciò aggiungiamo come la loro alimentazione, a base di erba selvatica, fosse infinitamente più “ostacolante” rispetto al caro buon vecchio fieno per i cavalli… Allora si può ben comprendere l’abbandono del progetto.
Dopo il sovrano di cui sopra, nessuno più proverà ad addomesticare gli alci per poterli sfruttare in ambito militare. Quella pazza, anzi, folle idea, rimarrà per sempre relegata all’universo delle stramberie storiche. Visioni tanto assurde da sembrare surreali, eppure è anche di questo che vive la storia, per nostra fortuna – aggiungo io.