Federico III d’Asburgo, eletto Re dei Romani nel 1440 e incoronato dal pontefice Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1452, è una figura storica importantissima per quel che riguarda l’ascesa degli Asburgo al dominio europeo durante il secolo successivo. Molte delle sue oculate politiche rappresenteranno il trampolino di lancio per la dinastia austriaca; a beneficiarne sarà in primis suo figlio, il noto Massimiliano I. Per secoli la curiosità attorno alla sovrano asburgico ha riguardato non tanto il suo trascorso, quanto più la sua tomba.
L’Imperatore, dopo 53 anni di regno, muore a seguito di un’operazione chirurgica non esattamente liscia e lineare. I dottori gli amputano la gamba nel giugno del 1493, e lui si spegne nell’agosto dello stesso anno, dopo aver vissuto la bellezza di 77 primavere. Già prima delle esequie, lo scultore olandese Nikolaus Gerhaert von Leyden aveva iniziato i lavori per la tomba dell’imperatore all’interno della “Cattedrale di Santo Stefano“, anche nota come “Duomo di Vienna”. In realtà il sepolcro sarà terminato nel 1513, esattamente a vent’anni di distanza dal trapasso di Federico III.
La tomba, giunta fino ai giorni nostri pressoché intatta (cosa davvero rara, vista la frenesia cleptomane dei tombaroli moderni), rappresenta un meraviglioso esempio di arte scultorea tardo-medievale. L’esterno cattura per grandiosità, una “durezza armoniosa” delle forme che molto si addice alla caratura del sepolto. Eppure è il “dentro” che per 500 anni ha nascosto un grande, quasi leggendario, mistero. Non essendo mai stata aperta, nessuno ha potuto constatare la presenza dell’imperatore al suo interno. Addirittura per molti secoli – fino al 1969 – non furono pochi a sostenere l’assenza della salma asburgica.
E per l’appunto ci ricolleghiamo al 1969. Un gruppo di ricercatori particolarmente incalliti, col favore delle tenebre (vogliamo immaginarceli così), praticarono un foro sul lato del sepolcro imperiale. Attraverso quel buco, quelle persone così curiose poterono intravedere non solo i resti (coperti) di Federico III d’Asburgo, ma anche un prezioso tesoro! E allora giù di speculazioni fino al 2013, anno di una ricorrenza importante: il 500° anniversario dal completamento della tomba.
Altri esperti ricercatori, questa volta un po’ meglio preparati, ma soprattutto presenti a loro stessi, tornarono ad indagare all’interno del monumento funebre. Dotati di georadar e endoscopi d’uso medico, essi riuscirono ad intravedere una bara finemente decorata con ceramiche smaltate e tessuti preziosi. A questa ispezione ne è seguita un’altra, molto più recente. Quest’ultima ha sfruttato la presenza del foro laterale (quello del ’69 per intenderci) e si è avvalsa di luci miniaturizzate, nonché di tecnologia W-Lan, per regalarci le immagini di cui oggi disponiamo.
Oltre alle ceramiche, i tessuti che ricoprono il corpo dell’imperatore, si è ammirata la corona del tipo “Mitrenkrone” (il più antico esemplare mai scoperto), lo scettro in oro, le monete con l’effige dell’imperatore e una grande croce sovrastante un globo. Probabilmente, salvo ulteriori “visite” oltre la lastra tombale, queste immagini saranno le uniche a mostrarci il tesoro dell’Imperatore Federico III. Aprire il sepolcro comporterebbe un danno non indifferente, ma noi ci accontentiamo lo stesso. L’importante era sfatare i falsi miti aleggianti sulla principale attrazione del duomo viennese: missione compiuta!