La scultura raffigura quello che tutti conosciamo come Dioniso (il Bacco romano), dio del vino, dell’ebbrezza, dell’estasi e della natura selvaggia. Solo che in pochi sanno che Dioniso, in origine, era Zagreo, una divinità un tantino sfortunata, il cui mito, però, divenne il cuore del culto orfico.
La storia dello sfortunato Zagreo
Il culto orfico o religione orfica o orfismo è un culto misterico greco nato intorno al VI secolo a.C. e incentrato sulla figura di Orfeo. Anzi: in molti considerano Orfeo come il suo fondatore. Questa religione crede nell’immortalità dell’anima, “caduta” però a causa delle colpe dei Titani che divorarono la prima incarnazione di Dioniso, Zagreo per l’appunto. Così, per evitare di perdere questa immortalità o di continuare a rinascere nella sofferenza, ecco che è necessario condurre una vita di purezza in modo da poter accedere a una vita dopo la morte felice.
A questo punto viene da chiedersi: in che senso Zagreo era la prima incarnazione di Dioniso? Beh, seguendo quanto raccontato da Nonno di Panopoli nelle Dionisiache, Zagreo era il figlio di Persefone, la figlia di Demetra, dea delle messi e futura moglie di Ade, il dio dei morti e di Zeus.
Si narra che quel farfallone di Zeus si fosse perdutamente invaghito della bellissima Persefone. Non è ben chiaro nelle dinamiche olimpiche se questo sia avvenuto prima o dopo la storia di Persefone e Ade, ma supponiamo sia avvenuto prima. Non pensiamo che Ade avrebbe tollerato una cosa del genere.
Comunque sia, dalla ennesima scappatella di Zeus, questa volta con Persefone (fra l’altro pare che Zeus si fosse unito a Persefone sotto forma di serpente… E ci rifiutiamo di indagare oltre), nacque proprio Zagreo.
Sembra che Zeus stravedesse per Zagreo, era il suo figlio preferito e lo adorava a tal punto da aver deciso che sarebbe stato lui a regnare sull’universo. In qualche modo i Titani vennero a sapere che Zeus aveva fatto di Zagreo il suo erede e cosa fecero? Spifferarono tutto a Era, la moglie di Zeus.
Stanca delle infedeltà del marito e gelosa come poche, Era fece quello che di solito faceva in questi frangenti: ordinò ai Titani di far sparire il bambino. Così i Titani cercarono di attirarlo offrendogli vari regali, fra cui una trottola, un rombo, una palla, uno specchio e un astragalo, ma non ebbero molta fortuna (Pennywise docet: ci vogliono i palloncini, solo che all’epoca dei Titani i palloncini non c’erano ancora, dunque possiamo scusare i loro insuccessi).
Zagreo, pur essendo un bambino, era comunque figlio di due divinità importanti e potenti. Il padre era Zeus, dunque Zagreo non era del tutto indifeso (il mito racconta che fin da neonato poteva giocare con i fulmini paterni). Per sfuggire agli assillanti Titani (e ai loro doni), iniziò a mutare, trasformandosi in diversi animali. Solo che alla fine si trasformò in toro e i Titani riuscirono a catturarlo, facendolo a pezzi e divorandolo.
Ve l’avevamo detto che Zagreo fu alquanto sfortunato, vero? A quel punto, però, intervenne Atena, la quale riuscì a portare in salvo il cuore del bambino. Lo diede così a Zeus, il quale cosa fece? Lo ingoiò. Niente da fare, il destino di Zagreo doveva essere quello di fungere da spuntino per qualcun altro. In realtà Zeus lo ingoiò in modo da renderlo immortale. E ci riuscì, facendolo rivivere in Dioniso, la sua seconda incarnazione.
Il mito continua poi rivelando che le ossa di Zagreo si trovano sepolte a Delfi, mentre i Titani, una volta sconfitti, furono fulminati da un inferocito Zeus e dal fumo delle loro ceneri nacquero gli uomini.
Il mito di Zagreo ricorda molto quello del dio egiziano Osiride. Così come diventa simbolo della morte della natura in inverno e della rinascita in primavera. Il che ci sta, considerato che era figlio di Persefone e nipote di Demetra.