Diogene di Sinope, un filosofo, una botte. Perché magari dai tempi della scuola non ci ricorderemo benissimo della sua filosofia, ma di sicuro rammentiamo che, per motivi che andremo a vedere, Diogene abitò in una botte per un certo periodo della sua vita. Che ci sono posti decisamente peggiori dove stare, i monolocali di Milano affittati agli studenti non si sono inventati niente.
Chi era Diogene di Sinope, il filosofo della botte?
Diogene di Sinope, chiamato il Cinico, nacque a Sinope, per l’appunto, nel 412 a.C. circa e morì a Corinto il 10 giugno 323 a.C. Filosofo greco, è uno dei fondatori della scuola cinica, insieme al suo maestro Antistene. Fra l’altro, destino volle che morì a Corinto nello stesso giorno in cui Alessandro Magno morì a Babilonia.
Se sappiamo qualcosa della vita di Diogene di Sinope lo dobbiamo allo storico greco Diogene Laerzio. Una storia di Diogeni, praticamente. Come dicevamo, nacque a Sinope, una colonia greca nel Ponto. Era il figlio di un cambiavalute che, a seguito dell’accusa di contraffazione di monete, fu imprigionato o esiliato. O tutti e due, non è ben chiaro.
Comunque sia, accusarono Diogene dello stesso misfatto, tanto che insieme al suo schiavo Mane scappò ad Atene. Solo che arrivati in Attica, Mane fuggì via e Diogene si trovò solo, pronunciando la famosa frase “Sarebbe ridicolo se Mane vivesse senza Diogene e Diogene non riuscisse a vivere senza Mane”.
Divenne poi discepolo del filosofo socratico Antistene, il quale trattò sempre il suo allievo un po’ burberamente. Comunque sia, ben presto Diogene riuscì a superare il maestro sia per quanto riguarda la reputazione che per il livello di austerità della sua vita.
Tantissime le storie che si raccontano su di lui, storie che mettono in luce la sua austerità, la sua coerenza logica e anche la sua notoria irriverenza. Per esempio, pare che sia certo che vivesse in una botte aperta che apparteneva al tempo di Cibele. Era solito, poi, andare scalzo tutto l’anno e arrivò persino a distrugge l’unica sua proprietà, una ciotola di legno, quando vive un ragazzo bere con le mani. In quel frangente si disse che abbia esclamato “Un fanciullo mi ha battuto nel vivere con semplicità”.
Un giorno, mentre si trovava in viaggio verso Egina, ecco che fu catturato dai pirati e venduto come schiavo a Creta. Qui divenne il tutore dei figli di Xeniade, un uomo di Corinto che lo acquistò al mercato degli schiavi. E divenne anche suo amministratore. Trascorse poi a Corinto il resto della sua vita. Qui si dedicò a predicare le virtù dell’autocontrollo e dell’autosufficienza, vivendo per l’appunto in una botte.
Inoltre tenne discorsi durante i Giochi Istmici. Pare che fu proprio qui che incontrò Alessandro Magno. Plutarco, nelle Vite parallele, ci racconta che Alessandro Magno andò di persona a trovare Diogene e lo trovò disteso al sole. Quando Alessandro Magno lo salutò, chiedendogli se avesse bisogno di qualcosa, Diogene per tutta risposta gli chiese di spostarsi un pochino dal sole.
Un altro si sarebbe infuriato, ma non Alessandro Magno che capì quale fosse la grandezza dell’animo di Diogene, nonostante il filosofo chiaramente lo disprezzasse. Tanto che disse ai suoi compagni, intenti a prendere in giro il filosofo, che se non fosse stato Alessandro Magno, avrebbe voluto essere Diogene.
C’è poi un altro aneddoto, ricordato però questa volta da Diogene Laerzio e non da Plutarco, che sostiene come Alessandro Magno, irritato probabilmente a un certo punto dalla mancanza di rispetto di Diogene, gli mandò un vassoio pieno di ossa, visto che lo appellavano come “cane”. Ma Diogene non si scompose e gli rispose “Degno di un cane il cibo, ma non degno di re il regalo”. E secondo le testimonianze, alla sua morte i Corinzi decisero di erigere un pilastro in sua memoria. Proprio su questo pilastro era inciso un cane.
Per quanto riguarda le sue opere, non si sa esattamente quali siano attribuite a lui. Secondo Sozione le sole opere ascritte a Diogene sono Sulla virtù, Sul bene, Erotico, Il Poveraccio, Tolmeo, Pordalo, Casandro, Cefalione, Filisco, Aristarco, Sisifo, Ganimede, Detti sentenziosi e Lettere.