Doveva trattarsi di semplici scavi preliminari per la costruzione di una villetta unifamiliare, doveva… Nel villaggio di Deneuvre (Francia orientale), dipartimento del Grand Est, 3.300 m² sono finiti sotto la supervisione archeologica dell’Éveha (organizzazione privata per indagini, scavi e consulti di tipo archeologico-scientifico). Gaël Cartron, responsabile del coordinamento operativo, ci rende partecipi di questa scoperta per certi versi inattesa: vivide tracce di un passato romano riaffiorano in tutto il loro splendore.
Questo trascorso culturale si esplica attraverso il ritrovamento di edifici di culto, uno spiazzo, stanze sotterranee, una necropoli e reperti ad essa collegati. La scoperta non deve tradire la già nota importanza geografica della località. Deneuvre, come piccolo snodo urbano fondamentale per l’attraversamento del fiume Meurthe, nasce tra il II e il I secolo a.C. Il villaggio di origine gallica si estese poi per una trentina di ettari, assumendo una centralità logistica rilevante nella regione. Un’importanza che i romani non ignorarono, a quanto risulta dalle evidenze archeologiche.
Dalla metà degli anni ’70 vanno avanti operazioni di ricerca approfondita sul sito. Il lavoro fin qui svolto aveva rintracciato la presenza di un antico vicus (aggregato rurale o urbano privo di amministrazione centrale). All’interno di esso gli antichi abitanti costruirono un tempio. L’edificio, di cui restano pochissime testimonianze materiali, servì in un primo momento al culto di una non meglio specificata “divinità delle acque”. Poi, sotto il dominio romano, si trasformò nella casa sacrale di Ercole. Ad indicarcelo sono delle trascrizioni posteriori.
Discostandomi dal quadro generale, affronto adesso i risultati dell’indagine più recente (conclusasi nel dicembre 2023). Gli archeologi dell’Éveha hanno rinvenuto eccezionali reperti risalenti ad un lasso di tempo che va dal I al IV secolo d.C. Testimonianze di una diversità culturale molto cara a Roma e alle popolazioni assoggettate. Tra queste annovero un’area sepolcrale gallo-romana, monete (circa 260, ma sul numero esatto ho riscontrato delle divergenze tra le fonti).
Gli esempi di scultura lapidea, ovvero elementi architettonici caratterizzati da iscrizioni funebri, sono senz’altro la ciliegina sulla torta chiamata “antica Deneuvre”. Avvalendosi di microscopiche evidenze infrastrutturali, gli esperti hanno ipotizzato come l’intera area fosse andata incontro ad un esteso processo di bonifica. Ovviamente per mano romana durante l’Alto Impero.
Concludo citando le parole del coordinatore Gaël Cartron, limpide nell’esprimere l’eccezionalità di tale ritrovamento: “Una delle particolarità del terreno studiato è l’ottima conservazione dei materiali organici di epoca romana. Oltre ad alcuni frammenti di cuoio nonché rari oggetti quasi integri (spille e utensili in ferro lavorato, n.d.r.), da questo ambiente sono stati prelevati non meno di 300 pezzi di legno lavorati. Che si tratti di tubi, pavimenti, assi, palafitte, tronchi o tavole , questi forniranno preziose informazioni sulle loro forme, sulle loro dimensioni, sulle loro tracce di modellatura e di utilizzo ma anche sui sistemi di assemblaggio consentendo l’analisi tecnologica”.