Parrebbe proprio che essere la moglie di un imperatore, anche se col titolo di augusta, non ti salvasse proprio dalla damnatio memoriae. Anzi, forse il contrario: chi aveva questo titolo era particolarmente suscettibile a essere vittima della “condanna della memoria”.
Se andiamo a vedere gli antichi Romani vittime illustri della damnatio memoriae, infatti, fra di essi scopriamo parecchie imperatrici.
Le imperatrici romane vittime della damnatio memoriae
Brevemente: la damnatio memoriae era una condanna romana in cui un determinato individuo era letteralmente cancellato dalle fonti storiche. Il suo nome non solo non era più pronunciato, ma era eliminato da tutti i documenti, cancellato da iscrizioni e anche le sue statue e ritratti erano distrutti.
Solitamente era il Senato che, per un motivo o per l’altro, comminava tale pena. Molto spesso tale condanna era riservata a imperatori e imperatrici, il che spiega perché molte auguste ne furono vittime. Ma non erano esenti da tale pena neanche politici o condottieri “scomodi”.
Ma oggi è delle imperatrici che vogliamo parlare, di tutte quelle donne entrate figlie di imperatori o mogli di imperatori che, per un motivo o per l’altro, il Senato condannò alla damnatio memoriae:
- Agrippina Minore: imperatrice romana dopo aver sposato lo zio, l’imperatore Claudio (il quale adottò Nerone, il figlio avuto dal di lei precedente matrimonio), ecco che si dice che la condannarono alla damnatio memoriae per aver cercato di controllare il potere sull’impero tramite il figlio. Ma Nerone la condannò a morte per questo. Tuttavia non esistono prove concrete della sua condanna alla damnatio memoriae, tanto che gli archeologi hanno ritrovato diverse sue statue integre;
- Aquilia Severa: fu la seconda e quarta moglie dell’imperatore romano Eliogabalo. Augusta dell’impero, non fu mai molto amata per il fatto che era una Vestale e come tale avrebbe dovuto rispettare il voto di castità. Fra l’altro non diede mai nessun erede all’imperatore, il quale prima divorziò per tale motivo da lei, poi si risposò, ma non ottenendo figli neanche dal secondo matrimonio, riprese di nuovo con sé Aquilia, sostenendo che il loro divorzio non era stato valido. Dopo la morte di Eliogabalo non si sa esattamente cosa ne fu di lei;
- Cornelia Supera: moglie dell’imperatore Emiliano e augusta dell’impero, dopo la caduta del marito tutti e due subirono la condanna alla damnatio memoriae;
- Bruzia Crispina: moglie dell’imperatore Commodo e augusta dell’impero, non solo non ebbe figli dal marito, ma ad un certo punto la accusarono di adulterio ed esiliarono. Dopo l’assassinio di Commodo, stessa sorte toccò anche a Crispina. Successivamente arrivò anche la condanna alla damnatio memoriae;
- Fausta Massima Flavia: figlia dell’imperatore Massimiano e moglie dell’imperatore Costantino I, divenne augusta. Alcuni fonti sostengono che accusò il figliastro Crispo (che Costantino aveva avuto dalla prima moglie Minervina) di aver cercato di sedurla. Costantino prima credette a Fausta, mettendo così a morte il figlio, ma poi si convinse dell’innocenza del figlio, decidendo così di affogare la moglie (in realtà la rinchiuse nelle terme facendo alzare di tantissimo la temperatura del bagno). Comunque sia, la condannarono alla damnatio memoriae;
- Giulia Mamea: nipote dell’imperatore Settimino Severo, sorella di Giulia Soemia, moglie di Marciano e madre dell’imperatore Alessandro Severo, regnò a nome del figlio quando questi fu nominato imperatore. Non tutti furono contenti di questa novità e morì quando insieme al figlio si recò in Germania a seguito dell’esercito. Alcune truppe, infatti, si ribellarono e uccisero l’imperatore e la madre;
- Fulvia Plautilla: moglie dell’imperatore Caracalla e augusta dell’impero, non ebbe mai figli dal marito. Caracalla divorziò da lei a seguito della morte del padre della donna, il prefetto Plauziano che, in vita, eguagliò quasi il potere dell’imperatore. Anzi: anche Plautilla fu accusata di aver congiurato insieme al padre contro l’imperatore e per questo fu esiliata insieme al fratello. Ma quando il padre di Caracalla, Settimio Severo, morì, ecco che Caracalla colse l’occasione e li giustiziò entrambi, condannando Plautilla alla damnatio memoriae;
- Giulia Soemia: madre dell’imperatore Eliogabalo, governò a nome del figlio quando questi era minorenne. Nipote dell’imperatore Settimio Severo e sorella di Giulia Mamea, Soemia tentò di mettere sul trono suo figlio Bassiano alla morte di Caracalla (per fare ciò sparse in giro la voce che Bassiano era figlio di Caracalla). Effettivamente Bassiano divenne imperatore col nome di Eliogabalo e la madre governò in nome suo. Ma Soemia e il suo governo non furono mai popolari e il tutto finì con l’assassinio di Soemia ed Eliogabalo. Come se non bastasse, Soemia fu considerata un nemico pubblico tale da necessitare della damnatio memoriae;
- Valeria Messalina: imperatrice e moglie dell’imperatore Claudio (salito al trono a seguito dell’assassinio di Caligola), è nota per i suoi costumi dissoluti. Ebbe tantissimi amanti, ma quando inscenò un finto matrimonio con Gaio Silio, in precedenza marito di Giulia Silana, da lui ripudiata per poter diventare l’amante di Messalina, ecco che Claudio ebbe paura che Gaio Silio intendesse successivamente rivendicare il trono. Così Claudio mise a morte Silio e Messalina. Tutti gli intrighi, gli omicidi e la vita liberina le valsero la condanna alla damnatio memoriae;