All’interno mosaico politico dell’Italia del Quattrocento, fra grandi regni e piccoli ducati si poteva trovare anche una microscopica repubblica. Al centro della penisola, giaceva incastonata fra lo Stato Pontificio e la Repubblica di Firenze la Repubblica di Cospaia. Ma l’assurdità nella storia di questo stato non risiede nella sua dimensione, bensì nella maniera rocambolesca in cui venne alla luce.
Nel 1431 Papa Eugenio IV richiese un prestito di ben 25.000 fiorini al banchiere fiorentino Cosimo De Medici, che di fatto governava la città. Costui chiese in garanzia la città di Sansepolcro, oggi in Toscana ma all’epoca parte dello Stato della Chiesa. Siccome il Papa dopo i dieci anni previsti non aveva saldato il debito, Cosimo procedette all’annessione di San Sepolcro. Le commissioni incaricate di disegnare i nuovi confini lavorarono separatamente e si decise di prendere come punto di demarcazione il fiume Rio. Tuttavia, esistevano due corsi d’acqua a circa 500 metri l’uno dall’altro con il medesimo nome. Sfortuna volle che la commissione fiorentina indicò il confine sul Rio più a nord, mentre quella pontifica prese come riferimento il Rio più a sud. La striscia di terra compresa fra i due corsi d’acqua si trovò quindi improvvisamente ad essere terra di nessuno.
I circa 300 abitanti del borgo di Cospaia, che sorgeva all’interno di quel lembo di terra, proclamarono l’indipendenza. La minuscola Repubblica fu governata esclusivamente da un consiglio di anziani e divenne un vero e proprio paradiso fiscale ante litteram: nessuna tassa, nessun dazio per le merci che circolavano sul suo territorio. Cospaia, però, costruì la sua fortuna economica sul tabacco, la cui coltivazione era vietata in gran parte degli Stati europei ma non nelle terre del piccolo borgo fra Umbria e Toscana.
Tuttavia, la stessa fama di stato senza legge che attirava evasori e delinquenti fu lo stesso che le costò l’esistenza. Nel 1826 Papa Leone XII e il Granduca di Toscana Leopoldo II si accordarono per la spartizione del territorio di Cospaia. A titolo di risarcimento per la perdita della libertà, ogni abitante di Cospaia ottenne una moneta d’argento e la possibilità di continuare a praticare la tabacchicoltura.