La ritualità religiosa e la pratica del culto funerario – nei loro aspetti più generici – hanno determinato infiniti modi per dire addio ad una persona, un caro, un amico, un individuo di alto rango sociale o al primo dei più umili. Ogni civiltà ha elaborato una propria consuetudine in merito, e al giorno d’oggi esperti provenienti da qualunque angolo del pianeta studiano costantemente per comprendere al meglio suddetta metodologia. Addentrandoci nella vicenda d’interesse, in un passato remoto esistette un popolo, o per meglio dire una cultura tipica della regione europea nord-orientale, che più di cinque millenni fa era solita celebrare in modo alquanto solenne l’ultimo viaggio verso l’aldilà. Il trattamento era riservato agli esponenti notabili della società. Tuttavia fino ad oggi di questa pratica si sapeva poco, ma delle recenti scoperte avvenute in Germania potrebbero cambiare questa prospettiva un po’ sfocata.
Gli archeologi tedeschi del Landesmuseum für Vorgeschichte Halle (Museo statale della preistoria di Halle) hanno comunicato alla stampa il ritrovamento di un complesso cimiteriale risalente come minimo al 3000 a.C. circa. Il primo retroscena riguarda la modalità della scoperta. Sull’area doveva sorgere un’industria high-tech. Come spesso accade, prima di iniziare gli scavi veri e propri, si è concessa la precedenza alle ordinarie indagini archeologiche preventive. Queste, si può dire, hanno avuto un “discreto” successo. Giusto per essere meno vaghi con le coordinate geografiche, ci troviamo a 160 km ad ovest di Magdeburgo, esattamente nei pressi della cittadina di Eulenberg (Sassonia-Anhalt).
Il team d’esperti ha notato fin da subito come la collina (sotto la quale ipoteticamente sarebbe sorto lo stabile) presentava delle caratteristiche insolite. La posizione, le sembianze vagamente artificiali, la geologia. Fattori che hanno richiesto un’ispezione approfondita. Essa ha condotto alla scoperta di diversi tumuli funerari risalenti al Neolitico e tipici della cosiddetta “Cultura delle anfore globulari” (3400-2800 a.C. circa). Allorché l’equipe scientifica si è rimboccata le maniche, iniziando gli scavi. Presto è emersa una grande copertura in legno, sotto la quale si trovavano diverse tumulazioni. Una in particolare ha stupito i presenti e, cosa meno importante, ha suscitato in me la domanda con la quale ho intitolato l’articolo.
Il sepolcro non vede solo la presenza di un uomo raccolto in posizione fetale. Egli se ne andò in compagnia, perché poco più a lato si può posare lo sguardo sui resti scheletrici appartenuti ad animali da traino (bovini molto probabilmente). Elementi organici riconducibili al legno e la posizione delle sepolture lasciano intendere un chiarissimo simbolismo. L’uomo avrebbe affrontato l’ultimo viaggio verso l’aldilà a bordo del suo carro trainato dalle sue bestie. Facile credere come l’individuo appartenesse ad una classe agiata o fosse comunque un membro rispettato della comunità. Al momento le stime cronologiche discordano lievemente, comunque dovremmo parlare di un complesso cimiteriale attivo fin dal III millennio a.C. (forse anche dal IV millennio, ma è un’informazione poco accurata, da prendere con le proverbiali pinze).
Il comunicato stampa riporta anche il citato di Susanne Friederich, ricercatrice nonché archeologa responsabile degli scavi di Eulenberg. La dottoressa si esprime così in merito: “La scoperta di una sepoltura umana con bestiame, risalente a 5000 anni fa è notevole. In due pozze, gli animali sono stati collocati uno accanto all’altro. Dietro c’è la tomba dell’uomo. E’ la simulazione di un carro? Anche se l’indagine archeologica terminerò ad aprile inoltrato, siamo portati a credere di sì. Tuttavia possiamo dirci certi del fatto che la doppia deposizione di bovini sia tipica della cultura dell’anfora globulare”.
In definitiva, per rispondere in modo semplicistico alla domanda iniziale altrettanto semplicistica, si potrebbe dire che il Neolitico, almeno nella sua veste europea nord-orientale, affermi a pieni polmoni come un uomo, per andare nell’altro mondo in pace e serenità, debba farlo su un carro trainato da buoi. Niente male per essere l’ultimo viaggio, non credete?