Antiche reminiscenze storiche ci riportano alla mente Cornelia, la madre dei Gracchi. Citata nei libri di Storia, ma chi era costei? E chi erano i Gracchi? Perché il suo nome riecheggia nelle nostre memorie scolastiche?
La storia di Cornelia, la madre dei Gracchi
Dunque, Cornelia era una matrona romana, celebre per essere la madre dei Gracchi. Si ipotizza che sia nata intorno al 189 a.C. e che sia morta intorno al 110 a.C. Era la figlia di Publio Cornelio Scipione Africano (proprio lui, quel famoso Scipione l’Africano considerato uno dei migliori strateghi della storia romana) e di Emilia, la figlia di Lucio Emilio Paolo, il console morto a Canne.
Donna assai colta e di carattere molto forte, si sa che intorno al 175 a.C. sposò Tiberio Sempronio Gracco, a cui diede 12 figli. Tuttavia la maggior parte di costoro morì da piccola, gli unici superstiti furono i due famosi Gracchi, Tiberio e Gaio. Sopravvisse in realtà anche la figlia Sempronia, la quale poi sposò Publio Cornelio Scipione Emiliano.
Le storie raccontano che, rimasta vedova nel 154 a.C., quindi assai giovane, si fosse fermamente rifiutata di sposare Tolomeo VIII Evergete Trifone, l’allora sovrano d’Egitto noto anche come “Fiscone”, cioè “Pancione” (era un po’ obeso, da qui il soprannome). Questo perché aveva deciso che si sarebbe dedicata del tutto ai figli, seguendo anche la loro carriera politica.
Leggenda vuol che quando incontrò un’altra matrona che ostentava i propri gioielli, lei rispose con la celebre frase “Haec ornamenta mea”, “ecco i miei gioielli”, mostrando alla matrona in questione i suoi due figli, Tiberio e Gaio.
Una volta morto il figlio Gaio nel 121 a.C., decise di ritirarsi a Miseno dove si circondò di potei e letterati, raccontando senza sosta storie relative al padre e ai figli. Per i Romani era il simbolo di come dovesse essere una matrona. E persino Dante Alighieri, nella Divina Commedia, la colloca fra gli Spiriti Magni nel Limbo.
E per quanto riguarda i Gracchi? Cornelia aveva grandi mire politiche per loro, ma la loro fine fu alquanto tragica. Il primo a morire fu Tiberio, ucciso in Campidoglio durante una carneficina ordinata dal pontefice massimo Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione.
Lungi dal disperarsi, Cornelia spinse il figlio Gaio a proseguire nella direzione della difesa del popolo. Effettivamente Gaio riuscì a far approvare la Leges semproniae a difesa dei diritti della plebe, ma non riuscì a opporsi al potere del Senato e dell’aristocrazia. Infatti il console Opimio lo assediò, insieme a tutti i suoi sostenitori, sull’Aventino. E qui Gaio si fece uccidere dal suo schiavo, Filocrate.
Seppure non tutti concordi (mentre per Cicerone erano dei ribelli in stile Catilina, Giovenale li criticò sempre), ecco che fu Plutarco a ristabilire il ruolo dei Gracchi come riformatori e rivoluzionari che miravano a servire il popolo, coadiuvati dall’alone di rispetto che circondava Cornelia.