Ferire un avversario a suon di binomi e radicali è assai arduo, l’ha imparato a sue carissime spese il giovane Évariste Galois. Ora, per chi di voi avesse praticità e dimestichezza con la matematica, e in particolar modo con l’algebra astratta, il nome dovrebbe aver fatto suonare un piccolo campanellino. Furono i lavori del prodigioso Galois a condurre all’elaborazione dell’omonima deduzione, nonché alla teoria dei gruppi. Ma questo nome, scientificamente rilevante per millemila ragioni, porta con sé un carico di contraddizioni e ombre, curiosità e retroscena dal sapore retrò. Raccontando la (breve, purtroppo) vita di questo ragazzo, le parole fin qui spese assumeranno un senso specifico.
Il genio della matematica nasce nella Francia del primo Ottocento, esattamente a Bourg-la-Reine il 25 ottobre 1811. Un grande punto interrogativo si impone sulla biografia del ragazzo, per l’esattezza alla sezione “infanzia”. Da quel che si può desumere, Évariste Galois è un bimbo sveglio, in grado di risolvere dilemmi matematici con la stessa facilità con la quale si beve un bicchier d’acqua. La capacità di calcolo è straordinaria ed entrato nella fase adolescente questa aumenta a dismisura. Un “dono” – direbbe qualcuno – che permette al ragazzo di escogitare un metodo generale (o per meglio dire: “condizione necessaria e sufficiente”) grazie al quale poter risolvere un polinomio per mezzo di radicali.
Sembra una cosa da poco, ma all’epoca Galois, che aveva solamente 15 anni, risolse un’enigma matematico vecchio di quasi quattro secoli. Peccato mortale ed imperdonabile a posteriori non coltivare un talento del genere. Così Évariste nel 1828 tentò di iscriversi alla facoltosa École polytechnique, fallendo però. La leggenda vuole che il ragazzo, sentendosi di gran lunga superiore agli esercizi presenti sul test d’ammissione, si rifiutasse di eseguirli. Ciò comportò due anni di vuoto biografico; gli storici invece tendono a descrivere il periodo come difficile per l’adolescente, che perse il padre suicida.
La strabiliante teoria sulle equazioni non trovava spazio di pubblicazione. La vita personale e familiare era tutt’altro che semplice. Se poi aggiungiamo il fatto che fosse un convinto repubblicano durante gli anni della Restaurazione e della successiva Monarchia di Luglio, capiamo bene il disagio sociale del piccolo matematico. Ma Galois voleva emergere e le tentò tutte per farsi strada nella realtà accademica che contava. Inviò i suoi appunti ad Augustin-Louis Cauchy (ingegnere e brillante matematico parigino) e quest’ultimo consigliò di modificarli leggermente perché simili a quelli di un altro collega. Per evitare accuse di plagio, Galois modificò le sue memorie e questa volta (1830) le inviò a Jean Baptiste Joseph Fourier. L’obiettivo del diciottenne era partecipare al Gran Premio indetto dall’Académie des sciences di Parigi. Un trampolino di lancio senza eguali.
La dea bendata voltò le spalle al giovane prodigio, perché Fourier non fece in tempo ad inviare le memorie del suo fidato, venendo colto dalla morte. Il Gran Premio quell’anno lo vinsero due matematici che avevano messo nero su bianco le stesse pretese teoriche di Galois. Egli non si arrese e trovò soddisfazione nella pubblicazione di ben tre suoi lavori, tutti nel ’30. L’essere una testa calda però non aiuta quando si cerca costantemente il successo. Per le sue idee repubblicane (rivoluzionarie e dunque sovversive secondo il regime), Évariste finì in carcere. L’esperienza non gli recluse la possibilità di inviare ancora i suoi lavori a Siméon-Denis Poisson, altro genio della matematica. Quest’ultimo però non comprese a fondo la portata intellettuale del ragazzo, chiedendo a Galois di “semplificare” i calcoli così da renderli più accessibili per una disamina accademica.
Ancora oggi si dibatte sul significato di questa frettolosa risposa. Molti storici vedono nel parere di Poisson una sostanziale incapacità nel risolvere egli stesso i calcoli di Galois. Perciò, per non cadere in imbarazzo, liquidò la questione così velocemente. Quale che fosse la verità, i giorni per il natio di Bourg-la-Reine erano contati. Duellare per una fanciulla, ecco cosa mancava ad Évariste. La mattina del 30 maggio 1832, Galois e Peschex d’Herbinville (fidanzato dell’oggetto conteso, perché di quello si trattò all’epoca) si puntarono vicendevolmente le pistole. Uno sparò prima dell’altro, piantando il colpo nell’altrui addome.
Évariste Galois si spense il giorno seguente a causa di una peritonite. Sul letto di morte ammise di possedere un grande coraggio per morire a vent’anni. I suoi lavori vennero pubblicati anni dopo e solo durante la seconda metà del XIX secolo la galassia accademico-matematica si rese conto dell’estro di quel genio, venuto a mancare un po’ troppo presto. Peccato che i duelli non si vincano a suon di radicali e binomi.