Storia Che Passione
Come vivevano le persone comuni nell'Impero bizantino?

Come vivevano le persone comuni nell’Impero bizantino?

Quando pensiamo all’Impero romano d’Oriente, convenzionalmente chiamato Impero bizantino, i primi argomenti a balenare sono sempre gli stessi: la magnificenza di Costantinopoli, l’eredità romana, la plurisecolare contrapposizione tra fazioni aristocratiche e i conseguenti intrighi di corte. Subito dopo si getta lo sguardo al posizionamento politico, religioso o militare dell’impero, le sue infinite guerre per la preservazione dell’integrità territoriale, la divergenza dogmatica tra il Patriarcato ecumenico costantinopolitano e la Santa romana chiesa. Quasi mai nessuno va oltre questi argomenti – sebbene importantissimi – chiedendosi con estrema semplicità “come vivessero le persone comuni” o “cosa significasse far parte dei più umili”. Voi ci avete mai pensato? Se la risposta è negativa, allora siete finiti nel posto giusto, perché è ciò che cercheremo di capire nella seguente disamina.

Come vivevano le persone comuni nell'Impero bizantino?

Partiamo dalle basi, strettamente legate all’amministrazione imperiale. Proprio come accadeva nella tarda epoca romana, ogni cittadino all’infuori delle mura teodosiane di Costantinopoli viveva in una provincia (chiamata théma, al plurale thémata). A capo della singola unità amministrativa vi era un generale (stratēgós). Costui non era solo l’autorità militare della provincia ma anche quella civile, nel senso che era lui a supervisionare gli organi civili sottoposti. Ad ogni soldato era permesso dallo Stato di vivere e coltivare la terra all’interno dei thémata, a patto che ognuno mantenesse fede ai propri obblighi. Obblighi che poi, nel sistema romano, ricadevano automaticamente sui discendenti.

È importante fornire un quadro generico sul sistema dei thémata perché è in parte grazie ad esso se l’Impero romano d’Oriente sopravvisse dal VII secolo (da quando Eraclio lo implementò) fino al 1453. Inoltre la questione dei soldati stanziati in provincia è funzionale ad attuare un primo e importantissimo distinguo; chiaramente tra chi praticava il mestiere delle armi e chi no. Infatti chi non faceva parte dell’esercito imperiale, il più delle volte rientrava nell’artigianato – che andava di pari passo col commercio – nei lavori di campo o, se si era un minimo colti, nel clero rurale.

persone comuni corte bizantina

Entrando ancor più nel dettaglio e concentrandosi sulla terra, si evince una tendenza più o meno stabile nella millenaria storia bizantina. Ampie frange della popolazione lavoravano nelle proprietà terriere appartenenti a latifondisti o monasteri. Le campagne erano il cuore dell’economia romana. I contadini (paroikoi) che lavoravano su questi appezzamenti di terreno potevano essere sia liberi che coloni semi-servili. A tal proposito si può dire come ci furono degli imperatori che legiferarono in loro favore. I provvedimenti più noti sono del X secolo. Romano I Lecapeno proibì nel 922 ai latifondisti di espandere oltre un certo limite i loro terreni, cosa che accadeva a danno dei piccoli proprietari terrieri. Ancora Basilio II Bulgaroctono sancì nel 996 che la manodopera contadina si riservasse il diritto di ricomprare a tempo indeterminato le terre appartenenti ai latifondisti.

Osservando la società bizantina si poteva scorgere un rigido schema gerarchico. Eppure la differenziazione fra classi, che non bisogna sottostimare, doveva fare i conti con l’influenza della morale cristiana. Vi erano leggi che rappresentavano una forma di deterrenza contro l’abuso dei servi. Un signore non poteva evirare o far circoncidere con la forza un proprio sottoposto, altrimenti l’organo di giustizia preposto avrebbe sciolto il vincolo di servitù, liberando la vittima.

persone comuni mosaico imperatrice Teodora

E sulle donne cosa si può dire? Sebbene non fosse permesso loro ricoprire cariche pubbliche, a differenza di quanto accadeva in buona parte dell’Occidente potevano pretendere la custodia legale di figli e nipoti. Il cardine del loro sostentamento finanziario era la dote. Nel corso dei secoli la giurisdizione romana si espresse diverse volte in merito. Va chiarito che la dote non scivolò mai dalle mani del marito, il quale ne restava proprietario, ma col tempo dei provvedimenti legislativi fecero sì che la parola della donna vincolasse l’utilizzo della dote. Insomma, in mancanza di consenso, le transazioni più rilevanti erano negate.

La donna poteva anche lavorare e ciò accadeva soprattutto nel caso in cui la famiglia versasse in condizioni economiche precarie. La scelta non era chissà quanto variegata; si trovava occupazione in ambito domestico, così come si poteva diventare commesse (nelle città), attrici o prostitute.

Come in ogni società, le persone comuni si sposavano. Il matrimonio, anche nell’Impero romano d’Oriente era il centro attorno al quale gravitava la vita familiare e sociale. Oltre al tema della dote, superficialmente affrontata, è da tenere in conto quello della legittimità coniugale.

persone comuni

Legittimità che decadeva qualora i futuri sposi fossero stati consanguinei. La proibizione risaliva ai tempi della Repubblica romana ma l’Oriente romano andò oltre. Il Concilio Quinisesto tenutosi a Costantinopoli nel 692 ampliò il divieto includendo tutti i parenti affini (due fratelli non avrebbero potuto sposare due sorelle). Si proibì anche l’unione tra “affiliati spiritualmente”. Quindi un padrino non poteva sposare una figlioccia, così come non poteva unirsi in nozze alla madre di quest’ultima. Se può interessarvi, i bizantini spinsero molto su questo divieto, talvolta esagerando. Il Sinodo costantinopolitano del 1166 rese illegale e perseguibile dalla legge il matrimonio tra parenti di settimo grado.

persone comuni mosaico su musicista

L’Impero bizantino si caratterizzò per una società complessa, stratificata e altamente influenzata dalla religione cristiana e dalla cultura greco-romana. Se Costantinopoli era il fulcro dell’impero, con la sua ricchezza, cultura e sofisticazione, la vita quotidiana nelle province, abitate principalmente da contadini, artigiani e piccoli commercianti, era ben diversa e meno documentata. Tuttavia, attraverso fonti scritte, reperti archeologici e cronache dell’epoca, si è riusciti a ricostruire un quadro abbastanza accurato sulla vita delle persone comuni all’infuori della Seconda Roma.