Se dovessimo stilare una lista dei grandi personaggi storici, senza dubbio citeremmo Alessandro Magno almeno tra i primi 5. Il fascino del condottiero macedone non ha tempo e ancora oggi molto si dice o si scrive (eccoci qui!) sul suo conto. Ma se Alessandro per la stragrande maggioranza di noi è “Magno” dei motivi ci saranno. Uno di questi prende il nome di Gaugamela.
La battaglia di Gaugamela è uno scontro passato alla storia per l’esito immediato a cui si è giunti, ovvero la caduta del vastissimo Impero Persiano di Dario III. Ma come si è arrivatia tutto ciò? Come è riuscito un uomo a fronte dei suoi quasi 50 mila uomini a porre in fuga il Re dei Re, forte invece di circa 100 mila unità?
Per quel che riguarda le fonti e le stime effettive, c’è grande discordanza sui numeri. Ragion per cui non è semplice delineare un quadro di battaglia preciso. D’altronde parliamo di un evento storico sui cui si è speculato esageratamente, sempre per elevare la figura di Alessandro il macedone.
Ma è indubbia la capacità sopraffine con la quale quest’ultimo mise alle corde un esercito grande il doppio (se non di più). Questo era forse anche meglio equipaggiato, dotato di elefanti e reparti speciali temuti in tutto il mondo allora conosciuto. Lo svolgimento degli eventi, stando a quello che sottolineano le fonti antiche, fu abbastanza lineare.
Nell’aprile del 331 a.C. Alessandro si incammina alla volta della Mesopotamia, segue l’Eufrate fino a destinazione. Per intercettare l’esercito nemico di Dario III, si dirige a nord verso il Tigri ed è qui, presso Arbela (altro nome per indicare la battaglia) che nel luglio del suddetto anno avviene lo scontro decisivo.
Molti concordano nel dire che nella piana di Gaugamela andò in scena uno dei migliori capolavori tattici e strategici dell’antichità, firmato Alessandro, un 25enne munito di spada che voleva semplicemente diventare il più grande di tutti, per l’appunto, MAGNO.