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Foto del giorno: Chicago seven

Chicago Seven a processo

I Chicago Seven furono un gruppo di attivisti durante gli anni ’60. Andarono a processo poiché il governo federale degli USA li accusò di associazione a delinquere e istigazione alla sommossa. La foto risale al processo, tenutosi nel 1969. Pubblicati sui giornali del tempo e trasmessi sui notiziari, i volti dei 7 giovani tramite i mass media percorsero intere città e Stati.

Chicago seven a processo

Facevano parte dei Chicago Seven: Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden, David Dellinger, John Froines, Rennie Davis e Lee Weiner. I reati da loro commessi, secondo il governo federale, si sarebbero verificati in occasione della convention del partito democratico nel 1968. In quella occasione si radunarono migliaia di persone e la polizia utilizzò sulla folla lacrimogeni, manganelli e la televisione riprese lo scontro, mandandolo in onda sui notiziari.

Molti definirono quello del 1969 come un processo farsa, in virtù del fatto che gli inquisiti ricoprivano ruoli di spicco all’interno del movimento contro-culturale. Quest’ultimi erano convintamente schierati in favore della prosecuzione della guerra in Vietnam.

Chicago seven, foto con avvocati dei 7

Al processo apertosi nel 1969, gli imputati a presentarsi di fronte al gran giurì erano ben 8: ad essere processato con i Chicago Seven (talvolta chiamati Chicago Eight) c’era anche Bobby Seale. Egli era il leader del gruppo per i diritti civili noto con il nome di Pantere Nere. In seguito però il caso Seale venne scisso da quello degli altri attivisti, per ordine del giudice incaricato.

Ancora nel 1970 il processo proseguiva, e nel febbraio si arrivò a un verdetto. Il tribunale assolveva i sette attivisti dalle accuse ad eccezione di una: quella di incitamento alla rivolta. Davis, Rubin, Dellinger, Hoffman, Hayden, risultarono colpevoli di aver attraversato il confine con l’intento di fomentare una rivolta. Si ritrovarono così a scontare una pena in carcere.

Chicago seven, Bobby Seale

Al processo del 1969 alcuni membri della giuria mostravano chiaramente pregiudizi di tipo razziale o culturale, impedendo così un verdetto giusto. Alla fine la Corte d’Appello prosciolse gli imputati da tutte le accuse nel 1972.