Dopo che Colombo approdò sulle coste delle odierne Bahamas nel 1492, la Spagna si impegnò nella scoperta dell’incredibile, sconosciuto e pericoloso continente americano. Fatte le prime investigazioni esplorative, dal 1519 al 1540 gli iberici avviarono la fondazione del loro impero americano. Quelli sono considerati gli anni eroici della conquista, portata avanti in realtà da poche centinaia di uomini, passati alla storia come i Conquistadores. Chi erano costoro?
Dal momento che i territori occupati in America divennero dal punto di vista giuridico un possesso castigliano, i primi spagnoli giunti nel Nuovo Mondo furono per larga parte delle corone spagnole di Aragona e Castiglia. Si trattava di giovani celibi, che tendenzialmente avevano alle spalle l’esperienza della vita militare. In patria l’aristocrazia guardò sempre con diffidenza le ondate migratorie aldilà dell’Atlantico, soprattutto per paura della conseguente mancanza di manodopera nelle proprie terre. Infatti, a partire erano soprattutto esponenti della piccola nobiltà o dei ceti inferiori, tutti uniti nella ricerca di gloria e di ricchezze: hidalgos in poche parole.
Nella Spagna dei re cattolici vigeva la legge del mayorazgo, ossia del “maggiorascato“. Il fatto che solo il primo figlio avesse il diritto di ereditare i beni familiari spinse molti cadetti a tentare la fortuna oltreoceano. Lì si sarebbero creati da sé la fortuna che li era preclusa in patria. Inoltre molti dei Conquistadores, come lo stesso Cortès, provenivano da famiglie nobili ormai cadute in povertà. In poche parole, chi si avventurava verso le Americhe lo faceva perché aveva poco da perdere e moltissimo da guadagnare.
Un’altra caratteristica importante dei Conquistadores fu il loro spirito combattivo. La Spagna dell’epoca era improntata su una tradizione fortemente militare dominata dalle figura dell’hidalgo. Costui era un uomo interessato solamente a fare la guerra, capace di compiere grandissime imprese sfruttando unicamente il coraggio e la forza fisica. Nell’ottica dell’hidalgo la sola ricchezza che si potesse rispettare era quella che ci si era guadagnati con le armi piuttosto che attraverso il lavoro manuale. L’indole e il codice di valori dei primi spagnoli in America finì per imprimere un carattere molto particolare a tutta l’opera della conquista.
La società spagnola era stata inoltre impregnata dalla letteratura cavalleresca, in cui ad atti eroici si susseguivano eventi bizzarri in un ciclo infinito di stupore e meraviglia. Il Nuovo Mondo, con i suoi misteri e le sue stranezze, era quindi lo scenario adatto al guerriero castigliano, desideroso di vivere in prima persona ciò che aveva letto o di cui perlomeno aveva sentito parlare. Con la loro durezza e il loro sdegno del pericolo i Conquistadores erano perfetti esponenti della nobiltà ispanica medievale, nomade e guerriera.
Ovviamente i Conquistadores non si erano imbarcati in un viaggio pericolosissimo solo in ragione dei loro istinti bellicosi. La loro più grande ispirazione era quella di diventare ricchi e di guadagnarsi un titolo nobiliare. Come ogni caballero, gli avventurieri aspiravano ad ottenere un feudo, dei vassalli e in generale maggior prestigio sociale. Avvalendosi di una ferrea volontà, i Conquistadores fecero il possibile per accaparrarsi territori e trasformarli in encomiendas. Questa prassi andò ovviamente a scapito delle popolazioni indigene. Nel complesso dunque, alcuni dei fattori che garantirono il successo degli spagnoli furono la fiducia incrollabile nella bontà della loro causa e il totale rigetto del fallimento.