Passate dalle parti di Cisterna di Latina e guardatevi attorno. Se fortunati, il vostro sguardo potrebbe ricadere su una targa, apposta su una scuola elementare, intitolata ad un certo Augusto Imperiali. Sappiate che questo nome da quelle parti detiene un valore specifico non indifferente, una nomea che si addice ad un valoroso condottiero, magari un comandante, un eroe se preferite. Perché Augusto Imperiali detto “Augustarello”, di mestiere buttero, per gli abitanti di Cisterna, di Roma e più in generale della nazione, fu anche e soprattutto questo, un campione capace di “domare” la presunzione di William Frederick Cody, in arte Buffalo Bill.

Buttero si è detto, ma cosa intendiamo con questo termine? Territorio tutt’altro che ospitale per millenni, eppure dotato di un fascino quasi mistico, l’Agro Pontino è assoluto protagonista della storia. Qui a lungo hanno convissuto malaria, paludi, mandrie di cavalli allo stato brado e uomini capaci di ammaestrare queste masse inquiete. Ecco, questi uomini furono – e sono ancora oggi, seppur ridimensionati in numero e mansioni – i cosiddetti butteri. Cowboy dell’area pontina.
I butteri, personalità forti temperate dalla dura vita di campagna, lavoravano tenendo in mano un bastone per il governo delle bestie. Galoppavano liberi, vestiti con giacca e cappello, in caso di pioggia con un caratteristico mantello carboncino. Data la storia e la geografia politica del luogo che vi sto descrivendo, molti dei butteri lavorarono per secoli alle dipendenze della Casata Caetani, dominante nell’area fin dal XIV secolo. Come e perché queste figure archetipiche di un ambiente rurale, lontani anni luce dalla civiltà, finirono per imbattersi alla fine del XIX secolo in Buffalo Bill, icona statunitense per antonomasia?

Buffalo Bill non necessita di presentazioni. Dopo aver combattuto nella guerra di secessione da parte unionista, aver sposato un’italo-americana ed esser diventato eroe nazionale nel 1876 poiché – a sua detta – riuscì a fare lo scalpo ad un guerriero cheyenne, il cacciatore di bisonti (per questo Buffalo Bill) entrò a gamba tesa nel mondo del teatro. In qualità di impresario mise in piedi nel 1883 uno spettacolo cistercense itinerante, il Wild West Show. Con la sua compagnia girò il mondo e nel 1890 fece tappa a Roma.
In una delle prime esibizioni romane, l’eccentrico attore/esploratore/cacciatore conobbe il Duca di Sermoneta, Onorato Caetani. Il duca la toccò piano, asserendo come dal suo punto di vista i cavalli dell’Agro Pontino fossero più difficili da domare rispetto ai puledri americani. Una provocazione? Chiamiamolo “invito”, visto che Buffalo Bill non se lo fece ripetere due volte e ordinò ai suoi di domare questi indocili e recalcitranti equini. I butteri, al seguito del loro duca, rimasero sconcertati dai modi rudi e spartani con i quali i cowboy americani cercavano di addomesticare i cavalli. Così intervennero, facendo vedere come si trattasse davvero un cavallo, con mano ferma, è vero, ma con innato rispetto.

Da buon statunitense della frontiera, Buffalo Bill scommise che nessun buttero del posto sarebbe riuscito a domare e cavalcare uno degli stalloni della compagnia cistercense. Raccolto il guanto di sfida, l’8 marzo 1890 nove uomini si presentarono a Prati di Castello (oggi Prati, XXII rione di Roma). A capeggiare il gruppo vi erano Alfonso Ferrazza e Augusto Imperiali.
Augusto nacque a Cisterna un caldo e umido 27 agosto del 1865. La famiglia Imperiali era assai numerosa e come di consueto, non si era mai davvero fin troppo giovani per lavorare. Il piccolo Augusto cavalcava divinamente e nella tenuta Caetani lo assunsero all’istante come buttero. Caratterialmente parlando, era l’antitesi di Buffalo Bill. Schivo, di poche parole, a volte era come se non avesse la lingua. Eppure ciò che gli mancò in termini di eloquenza, lo compensò in intelligenza e determinazione. Affrontò e sconfisse la malaria. Ancora giovanissimo convolò a nozze con Angela Salvini. Dal matrimonio avrà la bellezza di dieci figli.

Quell’8 marzo ci pensò Augustarello a dimostrare agli americani come sellare e domare davvero un cavallo. Dopo uno spettacolo coreografico da grandi applausi, i cowboy lasciano la scena al buttero. Gli spalti sono gremiti, tutti gli occhi sono sul venticinquenne di Cisterna. Lui non delude. La racconta così Il Messaggero, in un articolo datato 10 marzo 1890:
«Il morello, tenuto con le corde, si dibatte frenetico; s’alza sulle zampe di dietro, tira rampate. I butteri le schivano sempre con la sveltezza di uomini esperti. Riescono finalmente a mettergli la sella con il sottocoda, e d’un salto uno dei butteri gli è sopra. È Augusto Imperiali. Nuova tempesta di applausi. I butteri, entusiasti del successo ottenuto, saltano, ballano, buttano all’aria i cappelli, tanto per imitare in tutto quello che si è visto fare dagli americani. Augusto Imperiali fa una stupenda galoppata intorno al campo, tenendo con la destra le redini e agitando con la sinistra il cappello. Tutte le sfuriate del cavallo non riescono a muoverlo dal posto un solo momento. Sceso a terra, e chiamato ad avvicinarsi ai primi posti dove riceve le più vive congratulazioni da tutti, compresa la Duchessa di Sermoneta e i suoi figli.»
Buffalo Bill assisté indispettito. Si lamentò in inglese. Disse come ci era voluto troppo tempo per portare a termine la prova, che non ci fu alcun spettacolo degno di nota. Si ritirò in tenda e il giorno dopo lasciò Roma.
La figura di Augusto Imperiali divenne leggendaria nella memoria locale. A Cisterna di Latina gli dedicarono una scuola elementare e il progetto di una statua (mai realizzata) in suo onore. La sua storia ha ispirato libri e fumetti biografici, consolidando il suo status di eroe popolare. Imperiali morì nel 1954 all’età di 89 anni. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Cisterna.