La fonte principale che abbiamo sulla vita di Carlo Magno è la ”Vita Karoli”, opera redatta da Eginardo, il biografo personale dell’Imperatore. In realtà si tratta di uno scritto composto una quindicina d’anni dopo la morte del Sovrano, tra l’828 e l’830, in un periodo di ritiro monastico dell’Autore. Che nel frattempo si era allontanato dalla corte di Ludovico il Pio. L’uomo visse a strettissimo contatto con Carlo, faceva parte del suo entourage e lo seguiva nei suoi spostamenti su tutto l’Impero. Infatti, l’imperatore non amava restare troppo tempo nello stesso luogo, aveva bisogno di spostare costantemente la sua corte per tenere unito il vasto impero franco.
Nonostante questo rapporto privilegiato, il biografo si servì di alcune fonti per redigere l’opera. Tra queste, le principali sono: Annales Regni Francorum, la Historia Episcoporum Mettensium di Paolo Diacono, la corrispondenza diplomatica e il testamento di Carlo stesso. Quest’opera costituirà la base di tutte le biografie dell’Imperatore. Il principale modello stilistico a cui si rifa Eginardo è Svetonio. Infatti, nel raccontare Carlo, l’autore non procederà trattando gli eventi in ordine cronologico, ma suddividendo la materia in ”rubriche”. Esattamente come accade nelle ”Vite dei Cesari”.
L’applicazione di questo modello conferisce all’opera un filtro che può renderla un po’ artificiosa, contribuendo ad iniziare un processo di idealizzazione del sovrano che era già in atto in modo molto diffuso. Infatti, nell’opera Carlo sembra un uomo ricchissimo di virtù. Gli sono molto cari soprattutto i valori cristiani, funzionali alla costruzione dell’immagine del Re Cattolico e poi dell’Imperatore unto dal Signore. Questo passaggio ha una grandissima forza in Eginardo. L’autore lo dipinge come colui che non voleva accettare un onore tanto grande e che, anzi, se avesse conosciuto le intenzioni del Papa non sarebbe giunto a Roma. Noi sappiamo benissimo che questa narrazione non può essere in alcun modo aderente alla realtà.
La forza di questo tipo di narrazione sta nel significato dell’unzione. Carlo fu effettivamente unto dal Papa. Dare rilevanza a questo fatto e accompagnarlo ad un’immagine del Sovrano che non voleva diventare imperatore (è una convinzione che chi è destinato ad avere potere, cerca di rifiutarlo) è una strategia per presentare Carlo come l’Uomo della Provvidenza. In diretta relazione non con gli Imperatori del mondo Antico, ma con i grandi modelli prima Biblici, poi Evangelici.