È il 196 d.C. e Caracalla, di passaggio nella collinare Viminacium (odierna Kostolac, in Serbia), riceve il titolo di Cesare, già detenuto dall’usurpatore Clodio Albino (anche se per poco tempo ancora). Nella suddetta città, capitale della provincia di Mesia, gli architetti fanno erigere un arco di trionfo in onore del futuro Augusto. Dell’onorevole opera conservavamo qualche sporadica testimonianza grafica, ma nulla che lasciasse intendere una sua concreta parvenza. L’archeologia, come amo ribadire in ogni dove, ha riportato alla realtà fatti che sembravano appartenere alla fantasia storiografica.
L’ultima campagna di scavi, condotta dall’Istituto Archeologico Nazionale serbo, ha rivelato la presenza di questo arco di trionfo. Esso si trovava nel centro di Viminacium, centro urbano fondamentale per la supervisione del limes danubiano. Le dottoresse Saša Redžić, Ilija Danković, Mladen Jovičić, Angelina Raičković e Kristina Živković, con l’ausilio dello studioso Petar Kojadinović, hanno pubblicamente comunicato i risultati della loro indagine archeologica.
Ritengo necessario ricordare come questa non sia isolata, tutt’altro, entra a far parte della lista di operazioni scientifico-archeologiche condotte in loco dagli anni ’70 del XX secolo. In più di cinquant’anni, gli addetti hanno riscoperto gran parte dell’antica e maestosa Viminacium.
Secondo il team di ricercatori, l’arco di trionfo eretto in onore di Marco Aurelio Antonino, poi Caracalla, sarebbe stato uno dei più possenti mai realizzati durante l’impero romano. Prima di giungere alla costruzione trionfale, gli archeologi hanno sottolineato la scoperta della strada principale della città antica, chiamata Viminacium-Decumanus. Questa era affiancata da un lungo colonnato, presente in entrambi i lati. La sorpresa è stata plateale quando gli occhi di tutti si sono soffermati sui resti e le fondamenta dell’arco. Grazie alla base della struttura, il team ha potuto anche lavorare digitalmente, ricostruendo l’opera in 3D. Per farlo hanno preso spunto dal magnifico arco di Djemila (Algeria), anch’esso eretto in onore di Caracalla.
“Siamo rimasti completamente sorpresi quando abbiamo scoperto che in un tratto della strada principale di Viminacium mancava la carreggiata e la sua sottostruttura. Al loro posto ci siamo imbattuti in un piede di fondazione a forma di quadrato, costruito con massicci pezzi di pietra calcarea. Abbiamo continuato i nostri scavi e abbiamo scoperto altri tre piedi simili…” dice la dottoressa Saša Redžic. La ricercatrice prosegue: “È risultato chiaro come queste fossero le fondamenta di un tetrapylon, un edificio su quattro pilastri, con passaggi su quattro lati. Non c’è stato dubbio sull’entità distinta dell’architettura romana. Abbiamo scoperto un arco di trionfo”.
Concludiamo con le parole del dottor Mladen Jovičić, il quale cita anche un pezzo d’Italia per utilizzare un termine di paragone: “Di norma gli archi di trionfo sono edifici indipendenti, sia che si tratti di un semplice arco che colma la strada, o di un tipo articolato a tre passaggi, o di un passaggio a forma di tetrapilo, con quattro colonne. La porta trionfale di Viminacium aveva la forma di un tetrapilo con un unico passaggio e un campo di iscrizione sopra la parte ad arco. Le sue dimensioni di base sono 10,40 per 6,25 metri, estremamente vicine alle dimensioni dell’Arco dei Gavi di Verona, la cui altezza è di 12,70 metri. Secondo questo confronto, molto probabilmente l’arco trionfale del Viminacium era alto circa 12 metri”.