Nel sestiere di Dorsoduro, a Venezia, si può scorgere un magnifico palazzo tardo quattrocentesco, che prende il nome dal suo commissionario: il notabile Giovanni Dario. Per l’appunto, il palazzo Ca’ Dario è un simbolo della Serenissima, ma la sua fama è avvolta tanto nella leggenda, quanto nel mistero. Si dice che sull’edificio gravi una maledizione, per la quale chiunque lo possegga o lo abiti, debba prima o poi morire di morte violenta, o comunque finire sul lastrico.
Per quanto la maledizione sia presunta, alcuni riferimenti storici sui possessori di Ca’ Dario non fanno altro che confermare il tetro sospetto. Vi avvisiamo, l’elenco degli “sfortunati” è molto lungo; per queste ragioni il palazzo è così famoso a Venezia, altrimenti che maledizione sarebbe. La residenza, in dote alla figlia del già citato messere Dario, passò alla famiglia Barbaro, arricchitasi con il commercio delle spezie. I Barbaro mantennero la proprietà fino agli inizi del XIX secolo. Da qui iniziò la spirale di tragici eventi.
Alessandro Barbaro vendette il palazzo ad un ricchissimo commerciante di pietre preziose armeno. Quest’ultimo dichiarò bancarotta poco tempo dopo e nel 1838 consegnò le chiavi dell’edificio ad un inglese, il quale, per insufficienza di denaro atto alla ristrutturazione (anche lui aveva problemi col portafoglio) rimise in vendita Ca’ Dario. Durante la restante metà del secolo, entrarono ed uscirono – malamente – dal palazzo un conte ungherese, un gentiluomo irlandese ed un’aristocratica francese.
La contessa si ammalò gravemente e negli anni del primo conflitto mondiale cedette il palazzo al miliardario a stelle e strisce Charles Briggs. La maledizione investì anche lui, seppur indirettamente: le voci sulla sua scandalosa omosessualità lo costrinsero all’esilio in Messico, dove assistette al suicidio dell’amante. Consapevole delle disgrazie cadute sui precedenti proprietari di Ca’ Dario, il miliardario puntò l’indice contro il palazzo storico veneziano, mettendolo all’asta.
Così passarono gli anni e nessuno si interessò all’immobile, fin quando nel 1970, il conte torinese Filippo Giordano delle Lanze sborsò una bella cifra per accaparrarsi la sontuosa/maledetta abitazione. Indovinate un po’…Il nostro Filippo Giordano trovò la morte per assassinio tra le mura del palazzo. Il carnefice, un ragazzo croato, fuggì a Londra e, avendo calpestato il pavimento di Ca’ Dario, andò anch’egli incontro all’assassinio nella capitale britannica. Il manager della band rock “The Who”, tale Christopher Lambert, ammaliato dal lato spettrale e malinconico dello stabile, finì per acquistarlo.
Inutile dirlo, nel 1974 finì in carcere per poi assistere inerme al tracollo finanziario. Dopo Lambert Ca’ Dario finì nelle mani di diversi imprenditori italiani, tutti coinvolti in tragedie, sparizioni non del tutto chiarite e scandali finanziari. Addirittura nei primi anni 2000 il regista Woody Allen fu interessato all’acquisto del palazzo, qualcosa lo fece desistere. Oggi il palazzo è di proprietà di una società americana, ma il nome del padrone di casa non si conosce. Forse è meglio così, così la maledizione farà più fatica a raggiungerlo. Forse.