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Busa Paolina la crocerossina ante litteram

Busa Paolina la crocerossina ante litteram

Nella battaglia di Canne nel 216 a.C. molte furono le vittime e i feriti, ma alcuni soldati del fronte romano poterono contare sull’aiuto offerto loro da una donna originaria di Canosa di Puglia. Ella era Busa Paolina che come una moderna crocerossina li accolse nella propria abitazione offrendo loro vivande e cure mediche. Quella che potremmo definire una crocerossina ante litteram.

Busa Paolina la crocerossina ante litteram

Persino Boccaccio nell’opera De Claris Mulieribus elogia il gesto della donna e confronta la sua figura con quella del conquistare Alessandro Magno. Quest’ultimo infatti era solito donare gioielli o monete, ma nulla a detta dello scrittore, poteva considerarsi pari alla nobiltà del gesto della fanciulla di Canosa. Boccaccio insiste: Alessandro donava ad amici quello che aveva ottenuto con la forza; ciò che, spargendo morte, non poteva portare con sé.

Busa donava ciò che poteva, ciò che aveva ereditato o ottenuto tramite matrimonio, quello che possedeva da tempo e persino ciò che avrebbe potuto conservare. La nobiltà del suo gesto si ritrovava nel fatto che questi doni da lei elargiti avevano come riceventi dei perfetti sconosciuti.

crocerossina, Busa Paolina

Sconosciuti si, ma provenienti dalla sua patria. Lo fece non per ottenere gloria e riconoscimenti materiali di alcuna sorta, ma solo perché di fronte a dei bisognosi sentì di non potersi sottrarre.

Busa Paolina che prestò soccorso a quei soldati feriti viene oggi considerata un’anticipatrice della Croce Rossa. E questa crocerossina ante litteram, Boccaccio conclude, ci lascia un grande insegnamento:

crocerossina, Boccaccio

“acciocché ajutiamo con liberare animo a quegli che sono battuti da ingiurie di fortuna, stanchi dall’ira del cielo, gravati indegnamente dalla povertà, e quegli che sono in prigione per altrui difetto, e ciascuni che sono soverchiati da faticosa fortuna; non per guadagno, ma per fare queste comoditadi, per lo dono e ajuto, usando quello temperamento di ragione, che noi non troviamo per noi, ajutando gli altri la povertà per la quale noi siamo costretti metter mano a le altrui ricchezze, non dico per forza, ma ancora non desiderarle con gli occhi”.