Si dice si trattasse di uno schiaffo metaforico indirizzato all’autorità papale, ormai corrotta e distante dalla sacralità tanto decantata. Si dice che in realtà non ci fu mai un vero e proprio colpo sul volto del pontefice. Tante cose son state dette, ma a noi piace pensare che lo schiaffo d’Anagni fu fattuale realtà perché una storia simile, che vede come protagonista assoluto papa Bonifacio VIII, non è proprio cosa di tutti i giorni.
Oggi non ripercorreremo tutta la vita di Benedetto Caetani, alias Bonifacio VIII. Sarebbe impossibile farlo con poche righe. Il focus verterà sull’ultimo mese della sua vita, un ultimo mese che lo debilitò a tal punto da rendere irriconoscibile quel papa così determinato, sicuro di sé, perentorio.
Tutto parte il 7 settembre 1303. Due nobili, il francese Guglielmo di Nogaret e l’italiano Sciarra Colonna, forti di un minuto esercito marciano in direzione di Anagni. Nella cittadina risiede il papa, natio del posto; egli si trova nella sua residenza, nel palazzo papale. I soldati, contraddistinti da insegne reali francesi, fanno irruzione con l’obiettivo di far rispettare la volontà del sovrano di Francia: Filippo IV detto “il bello”.
Quale volontà? Prima di tutto strappare la bolla pontificia con la quale si scomunica il re, visti i dissapori (non solo personali, ma anche e soprattutto politici) tra Filippo e Bonifacio VIII. Ma c’è un Colonna tra i partecipanti alla spedizione e il dettaglio non è da poco. Caetani e Colonna non si sopportano e gli eventi recenti (scomunica di due cardinali Colonna e devastazione di Palestrina, loro roccaforte nel Lazio) non hanno fatto altro che esasperare le relazioni tra le due famiglie.
Una convergenza d’interessi contro il vicario di Cristo che si tramuta, per l’appunto, nello schiaffo d’Anagni. Secondo la leggenda, a darlo fu proprio Sciarra Colonna, stufo dell’arroganza di Bonifacio. Un affronto di tale portata, nei confronti della massima autorità spirituale del mondo cristiano, non si era mai verificato prima. L’estrema umiliazione sarà l’inizio della fine per il pontefice. La città d’Anagni (che prima aveva tradito il suo papa, acconsentendo all’entrata dei francesi) si ribellò all’esercito straniero, scacciandolo via.
Devastato, sconfitto nell’animo e nel fisico, Bonifacio VIII rientrò a Roma il 25 settembre. La gotta e vari problemi renali fiaccarono il papa che aveva creduto di poter elevare il potere spirituale sopra quello temporale. Ormai la malattia imperversava, il papa chiese l’aiuto di ogni medico disponibile. Addirittura lo visitò uno specialista che in passato curò Filippo IV, suo acerrimo nemico. Non ci fu nulla da fare: papa Caetani si spense l’11 ottobre 1303. Se ne andò così uno dei volti più caratteristici del Medioevo cristiano, nonché nostrano.