L’ebollizione del cadavere del sovrano morto lontano dalla terra natia era pratica assai diffusa nel Medioevo per conservarne il corpo durante il viaggio di ritorno per i funerali in patria. Nel corso dei secoli si erano perdute le conoscenze egizie sull’imbalsamazione e perciò i medievali non riuscivano a raggiungere i medesimi risultati degli Antichi Egizi. Questa particolare procedura di conservazione toccò in sorte, ad esempio, ad Enrico VII, Sacro Romano Imperatore morto lontano dalla sua Germania, a Buonconvento, in Toscana.
Enrico VII, conte del Lussemburgo, fu eletto re di Germania nel 1308 e quindi di fatto imperatore del Sacro Romano Impero. La prassi dell’epoca prevedeva che il neoeletto scendesse nella penisola per cingere la corona imperiale a Roma per mano del Papa. L’inizio del Trecento aveva per visto la clamorosa dipartita dell’allora pontefice Clemente V ad Avignone, in quella che sarà conosciuta come la “cattività avignonese”. Inoltre, Papato e Impero uscivano da due secoli di scontri frontali per determinare quale dei due fosse superiore all’altro. L’intera politica dell’Europa occidentale si era divisa su questo duello, specialmente quella italiana. In ogni comune della penisola erano infatti sorte due fazioni, una filo-papale, i Guelfi, e una filo-imperiale, i Ghibellini.
Enrico VII, quindi, intendeva approfittare della sua discesa in Italia per riaffermare il proprio potere sulle città italiane, mediante il sostegno armato alla fazione ghibellina. Perciò, dopo l’incoronazione a San Giovanni in Laterano eseguita da alcuni cardinali a lui fedeli (aveva infatti raccolto l’ostilità di Clemente V per i suoi propositi anti papali), si diresse in Toscana per combattere al fianco dei ghibellini. Tuttavia, si ammalò improvvisamente e in poco tempo spirò nei pressi di Buonconvento, paese non lontano da Siena. Era il 24 agosto 1313.
Immediatamente ci si pose la questione di come poter onorare al meglio le spoglie dell’imperatore. Vista l’ingente distanza dalla natia Germania, si decise di trasferirne le membra a Pisa, città di comprovata fede ghibellina. Il caldo asfissiante di quell’estate rischiava di accelerare il processo di decomposizione durante il viaggio, che si prospettava potesse durare parecchi giorni. La scelta migliore apparve dunque l’ebollizione, che permise un prematuro distaccamento della carne dalle ossa, consentendo un trasporto più semplice verso Pisa.