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Bere tre litri di vino tutti d'un sorso per salvare la propria città: a Rothenburg ne sanno qualcosa

Bere tre litri di vino tutti d’un sorso per salvare la propria città: a Rothenburg ne sanno qualcosa

Rothenburg ob der Tauber (Rothenburg sul Tauber) è una ridente cittadina incastonata nel cuore della Baviera. Il suo animo medievaleggiante attira turisti da tutto il mondo, i quali possono gioire nel vedere (e provare) i fiumi di birra che scorrono in città, assaggiare le pietanze del posto e godersi la storia di una delle poche località in Germania a conservare quasi per intero lo stile architettonico delle origini. In quanto città ricca di storia e tradizioni, non mi posso esimere dal raccontarvi un episodio, sconfinante nell’ambito della leggenda, che riguarda Rothenburg e il suo trascorso durante il tremendo conflitto che nella prima metà del Seicento sconvolse l’Europa: la Guerra dei Trent’anni (1618-1648).

Bere tre litri di vino tutti d'un sorso per salvare la propria città: a Rothenburg ne sanno qualcosa

Non voglio in questa sede approfondire la macro-questione della Guerra dei Trent’anni, ma qualche coordinata storica devo pur darla. Il conflitto scoppiato nel 1618 e conclusosi nel 1648 si svolse per gran parte all’interno del Sacro Romano Impero. Fu una guerra davvero violenta e sanguinosa, che lacerò il tessuto sociale, economico e politico del continente. Si stima che vi prese parte circa un milione di uomini in armi e che vi morirono almeno 8 milioni di persone, soprattutto civili. Un dato su tutti: in alcune aree della Germania, la falce degli eventi bellici determinò un calo demografico pari al 50%. Numeri che non hanno senso, se equiparati alle guerre fino ad allora combattute.

Se è vero, almeno in parte, che la contesa sfociò in un irreversibile massacro per cause religiose (astio fra cattolici e protestanti), è altrettanto vero che il mattatoio proseguì nelle diverse fasi della guerra per motivi strettamente politici ed economici (lotta per l’egemonia europea tra Asburgo e Borbone).

Rothenburg città Baviera

In un contesto così brevemente delineato s’inserisce la storia di Rothenburg, a sua volta contenente la leggenda di cui voglio rendervi partecipi. La città imperiale era fieramente protestante e come tale si sarebbe opposta ad ogni tentativo dei cattolici di soggiogarla. Dagli slogan si passò ai fatti nell’ottobre del 1631. In quell’anno, sulla strada del borgo bavarese si pose Johann Tserclaes, conte di Tilly e feldmaresciallo delle truppe imperiali. Il conte di Tilly, uno dei più validi generali del suo tempo, in quel frangente era in pienissima emergenza. Lui e i suoi uomini si stavano ritirando dopo aver perso lo scontro con gli svedesi nella famosa battaglia di Breitenfeld. L’esercito in rotta mirava a mantenere la posizione sul fiume Lech, un affluente del Danubio.

Rothenburg conte di Tilly

Per recarsi al di là del fiume era obbligatorio passere per Rothenburg, dichiaratamente protestante e perciò ostile al cattolico Tilly. Il generale pensò dunque di acquartierare i suoi 40.000 uomini circa nella città, con o senza il permesso dei residenti e dell’amministrazione locale. Rothenburg allora serrò le porte e si preparò all’assedio. A poco servì l’eroismo dei bavaresi, poiché i tercios di Tilly, seppur indeboliti, scardinarono la difesa della città in brevissimo tempo, perdendo non più di 300 uomini. La testardaggine dei protestanti costò comunque vite preziose all’esercito occupante. Il pensiero di punire in modo esemplare la comunità sfiorò più volte la mente del conte di Tilly. Ciò tuttavia non avvenne, ed è esattamente sul perché del mancato massacro che si è radicata la leggenda popolare del Meistertrunk (letteralmente “bevuta del borgomastro”).

Rothenburg conte Tilly assedia Magdeburgo

La tradizione vuole che quando Tilly si decise finalmente a condannare a morte i consiglieri comunali e a lasciare la cittadinanza senza più una dimora, bruciando il bruciabile, la figlia del dispensiere ebbe un’idea. Per imbonire il vendicativo Tilly, la fanciulla gli offrì un enorme boccale di buon vino rosso, che il conte degustò molto volentieri. L’omaggio calmò l’ira del generale cattolico, ma non sviò del tutto la sua idea di devastare la città sul Tauber. Passando a più miti decisioni, il comandante propose una sfida: se uno fra i consiglieri avesse buttato giù d’un fiato quell’abnorme quantità di vino (3 litri e 1/4 a rigor di tradizione), allora la città si sarebbe salvata.

Si fece avanti il borgomastro (il nostro sindaco per capirci) che di nome faceva Georg Nusch. Un volto noto per la comunità, non solo perché ne era il massimo rappresentante, ma perché su di lui ricadeva la nomea di gran bevitore. Ce l’aveva nel sangue (l’alcol…) visto che era nato all’interno di un’azienda vinicola ben cinquant’anni prima. Insomma, il nostro borgomastro prese il poderoso boccale e a due mani lo riversò nella sua bocca, soddisfacendo la richiesta del conte di Tilly. Quest’ultimo mantenne la parola data e lasciò Rothenburg così come l’aveva trovata.

Rothenburg Georg Nusch borgomastro

Per quanto il folklore sia una componente affascinante della storia in generale, dobbiamo fare sempre un passettino in più e porci la seguente domanda: cosa c’è di vero in ciò che abbiamo appreso? Probabilmente poco o niente, poiché la fonte cronologicamente più vicina agli eventi narrati, ovvero la cronaca di Sebastian Dehner, scritta nel 1646, omette del tutto l’episodio del vino. Il racconto del Meistertrunk appare per la prima volta nella cronaca di Georg Heinrich Schaffert, più di un secolo dopo.

Rothenburg bevuta del borgomastro rievocazione

L’eroica bevuta, seppur quasi del tutto apocrifa, si è radicata nella cultura popolare della città bavarese sulle sponde del Tauber. Chi volge il suo sguardo sulla facciata del Ratstrinkstube (un tempo taverna del municipio, oggi ufficio turistico), può notare una curiosa particolarità. Otto volte nell’arco della giornata, allo scoccare delle lancette di un orologio si attiva un meccanismo che, esponendo le figure di Nusch e di Tilly, riproduce la leggenda del Meistertrunk. Annualmente, più o meno nel periodo di Pentecoste, l’amministrazione cittadina rievoca la bevuta del borgomastro. È un racconto popolare, va bene, ma è bello pensare che si possa salvare un’intera città da morte e distruzione bevendo più di tre litri di vino in un solo sorso.