La lotta al regime totalitario che devastò la Germania dal 1933 al 1945 non si ferma con la fine della guerra mondiale. Alcuni dei suoi gerarchi, infatti, si erano dati alla macchia dopo l’avvento degli Alleati. Altri addirittura coprirono le tracce del loro passato e parteciparono alla vita politica del Paese. Ma qualcuno non accettò che queste persone la passassero liscia. I coniugi Beate e Serge Klarsfeld impegnarono gli anni del secondo dopoguerra a dare la caccia a chi aveva ancora le mani macchiate di sangue.
Beate Künzel nasce a Berlino nel 1939, ma a ventun anni parte alla volta di Parigi, dove lavora come ragazza alla pari. La giovane Beate però ha grandi ambizioni e approda negli uffici dell’Alleanza Franco-Tedesca per la Gioventù, in qualità di segreteria bilingue. Nella capitale francese, alla fermata della metropolitana, conosce Serge Klarsfeld.
Il ragazzo, nato a Bucarest nel 1935, ha una triste familiarità con i crimini che devastarono l’Europa nella prima metà del secolo. Durante una retata razziale, il padre riesce a nasconderlo insieme a madre e fratelli dalla furia antisemita. Serge e la famiglia scappano così in Francia, mentre il padre viene deportato e ucciso nel campo di Auschwitz. La rabbia di Serge trova appoggio nelle convinzioni di giustizia di Beate. I due si sposano nel 1963 e iniziano la loro personale battaglia.
In pianta stabile in Francia, Beate rimane informata sulla politica del proprio paese. Nel 1966 Kurt Georg Kiesinger si candida in qualità di cancelliere, ma convince poco la sua scarsa attenzione ai crimini del Terzo Reich. Dopo una serie di ricerche, Beate scopre che Kiesinger era stato uno dei protagonisti della propaganda antisemita. Beate non ci sta e studia un piano coraggioso. Si intrufola al convegno dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania, sale sul palco e lo schiaffeggia pubblicamente.
Questo è solo un esempio dei metodi poco convenzionali che adottano i due coniugi. Un altro obiettivo è Lischka, ex capo della Gestapo di Parigi e responsabile della deportazione di 76.000 ebrei francesi. La coppia Klarsfeld non può sopportare che si aggiri ancora impunito nella Germania dell’Ovest. Nel 1971 si appostano davanti a casa dell’ex gerarca, girano un filmato e lo mandano alle TV di tutto il mondo, riaprendo così il caso Lischka. Non si fermano qui: tentano un rapimento, ma vengono colti in flagrante dalla polizia.
I coniugi non desistono: svelano la residenza di Klaus Barbie in Bolivia, lottano per estradare dalla Siria Brunner, il secondo di Eichmann. Numerose furono le azioni che valsero a Beate e Serge Klarsfeld riconoscimenti e onorificenze. La loro è una storia di coraggio e giustizia, che merita di essere ricordata e raccontata ancora oggi.