Nella Battaglia della Foresta di Teutoburgo, nel 9 d.C., una forza di barbari annientò ben tre legioni romane, lasciando l’imperatore romano Augusto (27 a.C. – 14 d.C.) a vagare di notte per il suo palazzo. Secondo la leggenda urlava al comandante sconfitto, Publio Quintilio Varo, di restituirgli le sue legioni. La sconfitta non solo arrestò la crescita dell’Impero romano, ma creò anche la frattura latino-germanica che avrà lunga vita nella storia dell’Occidente. Nel 9 d.C. Publio Quintilio Varo, il primo governatore della nuova provincia romana della Germania, dovette intervenire per contrastare una ribellione di una piccola tribù tedesca.
Ciò che Varo, come nessun cittadino Romano, si sarebbe aspettato è che quella tribù (APPARENTEMENTE) senza una formazione militare di alcun tipo avrebbe sterminato ben 3 delle gloriose legioni romane. Per il governatore le ribellioni non erano certo una novità, ne fronteggiò anche un’altra a Gerusalemme in cui Roma sovrastò il popolo sottomesso con macabro successo, portando alla crocifissione 2000 dissidenti. Sfortunatamente per Varo, il suo avversario, Arminio, aveva ricevuto un’educazione e un addestramento romano e, quindi, conosceva bene il metodo romano di soppressione delle insurrezioni.
I romani viaggiarono indisciplinati verso Teutoburgo, consideravano i Germani una popolazione sconfitta, definitivamente sottomessa. Ma la preparazione di Arminio, la pioggia e il territorio sfavorevole della selva misero ben presto un freno alla sfrontatezza delle truppe di Varo. I soldati rimasero intrappolati nel fango, subendo numerosissime perdite. I combattimenti durarono pochi giorni e per la portata del disastro Varo si suicidò. Questa notizia non fece altro che aumentare lo sgomento nel cuore dei soldati che vennero definitivamente sbaragliati dopo 4 giorni di combattimenti, Roma perdeva 3 intere legioni.
Il potere romano a est del Reno svanì e due decenni di sforzi per sottomettere la Germania andarono in rovina. Il Princeps, a causa del fallimento della sua politica espansionistica e per l’insostituibile perdita di tre delle 28 legioni dell’Impero Romano, era affranto. Augusto entrò in lutto, si stracciò le vesti e si fece crescere i capelli e la barba. Secondo le fonti antiche, mentre camminava per i corridoi della sua residenza, di tanto in tanto si fermava e sbatteva la testa contro un muro. Una la frase che ripeteva: “Varo, ridammi le mie legioni”.