Facciamo una breve gita nel pantheon egizio per porgere i nostri omaggi a Bastet, la dea gatta dell’Egitto. Nonché dea della guerra, a dire il vero. Nota anche come Bastit, Baast, Baset e Ubaste, in origine, col nome Bast, era una divinità del Basso Egitto. Successivamente, poi, la raffigurarono con le sembianze di un gatto, facendola diventare anche una divinità protettrice.
Bastet, miti e leggende

Spesso in tanti confondono Bastet con Sekhmet, la dea leonina. E per un buon motivo: in origine, nel Periodo arcaico, Bastet era chiamata Bast ed era rappresentata o come una donna dalla testa di leone o come un leone. Non a caso, in quest’epoca, era la dea della guerra, protettrice delle Due Terre. Solamente poi nel Nuovo Regno si passò da Bast a Bastet.
Durante la XII dinastia Bast passò da divinità leonina a divinità gatto, assumendo una connotazione da protettore dell’Egitto. L’aspetto più crudele e violento della guerra, invece, rimase appannaggio di Sekhmet. Spesso le donne egizie indossavano un amuleto di Bastet circondata da gattini: era di buon auspicio per le gravidanze.
Tanto per complicare un po’ le cose, visto che nel Basso Egitto la patrona principale era la dea Uadjet o Uto, ecco che le due vennero associate in un’unica divinità col nome Uadjet-Bast. Parallelamente, poi, Sekhmet venne associata a Nekhbet, la patrona dell’Alto Egitto.
Successivamente il duo divenne un trittico: grazie all’associazione con la dea Mut, la divinità divenne nota come Mut-Uadjet-Bast. In seguito Mut assunse anche l’aspetto di Sekhmet-Nekhbet. Per questo motivo l’aspetto e i titoli della dea ogni tanto creano un po’ di confusione. In alcuni testi Bastet è chiamata Signora del sistro, titolo che di solito spetta ad Hathor, mentre altri la associano a Iside. Per i greci, invece, era una divinità lunare. Cosa strana perché originariamente era una dea maggiormente collegata al sole.
Durante la dinastia tolemaica, Bastet fu “grecizzata”: la chiamarono Ailuros (che in greco vuol dire gatto) e la associarono ad Artemide. Per adattare però il suo mito a quelli greci, ecco che decisero che fosse la sorella di Horus, il quale a sua volta era identificato come Apollo, il gemello di Artemide. Il che la rese anche figlia di Iside e Ra.

Per quanto riguarda il suo culto, all’inizio era la dea-leonessa del culto del sole, adorata per via della sua bellezza e agilità. In seguito a lei furono ascritti anche culti lunari e dei gatti, fino ad arrivare al culto di Artemide.
In veste di patrona del Basso Egitto, era la protettrice del faraone ed era associata a Ra. Insieme ad altre divinità feline, a volte era rappresentata come l’incarnazione dell’occhio di Ra o occhio di Horus. Nei miti la si vede spesso combattere contro Apopi, il serpente malvagio che è nemico di Ra.
Un po’ confuso, invece, il suo albero genealogico. Essendo una manifestazione dell’Occhio di Ra, Bastet è considerata a volte figlia di Ra, a volte sua moglie. Anzi: pare che con Ra ebbe un figlio di nome Mahes, un dio-leone. Qualche altro mito, invece, sostiene che Bastet sia la madre di Anubi, il dio-sciacallo. Sekhmet e Hathor sono considerate, a volte, sue sorelle.
Ok, ma in quali miti la troviamo? Il primo era quello della Dea distante. Un giorno Ra, arrabbiato per chissà quale motivo, decise di punire l’Egitto causando la siccità, associata alla dea in versione leonina. Una volta calmatosi, ecco che decise di inviare Thot a cercare Bastet in Nubia. La dea, infatti, si era rifugiata qui, assumendo le vesti di leonessa aka Sekhmet. Tornando indietro lungo il Nilo, Bastet fece il bagno nel fiume nella città sacra di Iside, riuscendo così a ritrasformarsi nella più benigna dea-gatta.
Così rientrò in tali vesti a Par Bastet, la città dei gatti e qui Thot la trovò. Da lì nacque l’abitudine degli egizi di compiere tale viaggio come pellegrinaggio in onore dei gatti.
Questa storia è associata anche ai culti egizi in merito alla siccità. Si pensava, infatti, che la siccità fosse opera di Sekhmet, ma che ammansendola e facendole riassumere la sua forma di dea-gatto, quella più benevola di Bastet, si potesse riportare la fertilità lungo le terre bagnate dal Nilo.

Ma Bastet compare anche nella Storia di Setne e del libro di Naneferkaptah. Setne era uno dei tanti figli di Ramses II. Si era innamorato di Taboubu, la bella figlia di un sacerdote di Bastet. Così Setne riuscì a organizzare un incontro con l’amata proprio nella casa di Bastet, a Menfi.
La furbetta, prima di coricarsi insieme a lui, riuscì non solo a convincerlo a cederle tutti i suoi beni, ma anche a uccidere i suoi figli, dando poi i corpi in pasto a cani e gatti. Setne, accecato dall’amore, acconsentì, ma nel momento in cui la abbracciò, ecco che si ritrovò nudo e solo in mezzo alla strada. In pratica era stata tutta un’allucinazione creata dagli ei per punirlo del fatto che aveva rubato un libro sacro a Thot dalla tomba del principe Neneferkaptah.
Bastet in realtà compare anche in una formula magica. Qui si parla di un gatto punto da uno scorpione e successivamente curato da Ra. E si pensa che quel gatto fosse proprio Bastet.
Una curiosità: Bastet compare nel romanzo American Gods di Neil Gaiman, così come nel graphic novel The Sandman. Inoltre è uno dei personaggi di supporto principali della serie The Kane Chronicles di Rick Riordan.