La figura di Barbanera ha fatto la storia ed ha ispirato così tanti racconti e leggende da assumere nell’immaginario collettivo i tratti di un personaggio inventato. Lungi però dall’essere un’invenzione narrativa, Barbanera è un pirata realmente esistito. Il suo vero nome era Edward Teach. Attivo tra ‘600 e ‘700, la sua figura è associata all’età dell’oro della pirateria caraibica, o alla pirateria in generale. Questa è la sua storia.
La fonte che più ci racconta della vita di Edward Teach è “A General History of the Robberes and Murders of the Most Notorious Pyrates”, la storia generale dei ladri, assassini e dei più famosi pirati. Nathaniel Mist pubblicò questo libro nel 1724, basandosi su atti processuali, almanacchi e testimonianze dirette di pirati “in pensione”. L’opera fu subito un successo. Dai racconti di Mist, Barbanera ci appare come gravemente oltraggioso e spaventoso. Tuttavia, da allora, gli studi storici e archeologici hanno di gran lunga ridotto gli eventi che la vulgata ha riportato per secoli.
Edward Teach, nato in Inghilterra intorno al 1683, era inizialmente un marinaio di mestiere. Prestò servizio in una nave della Royal Navy, per poi divenire un corsaro sotto bandiera inglese. Prima di agire in autonomia, Barbanera lavorò in associazione con vari pirati. Il primo fu Benjamin Hornigold, uno dei pirati più attivi nei Caraibi. La loro prima joint venture risale al 1715, quando un uragano sulla costa della Florida aveva fatto naufragare un’intera flottiglia di galeoni del tesoro spagnoli. Ovviamente i due non persero tempo e si precipitarono ad appropriarsi del bottino. Con Hornigold al comando di una nave e Barbanera al comando di un’altra, furono la maggiore preoccupazione dei mercanti e dei marinai locali. Questo avvenne tra il 1716 e il 1717.
Senza più associati, Barbanera vagò instancabilmente per le acque del Nord America e dei Caraibi. Nel 1717, grazie alla propria abilità e mancanza di scrupoli, riuscì a catturare la grande Concorde, una nave schiavista francese. In onore della regina Anna, la soprannominò Queen Anne’s Revenge e la trasformò in una nave da guerra, montandovi la bellezza di 40 cannoni. Al comando di una simile imbarcazione, Barbanera divenne inarrestabile. A quel punto possedeva ben 3 navi, ed era seguito da 150 pirati. Con la velocità delle onde e delle maree, entrambe le sponde dell’Atlantico conobbero il suo nome e iniziarono a temerlo.
C’è da dire che Barbanera era molto più scaltro del pirata medio. Quando poteva, evitava di combattere, alimentando così la paura e le leggende che gli aleggiavano intorno. Per apparire ancora più minaccioso, aveva adornato barba e capelli di una miccia che bruciava lentamente. Con questo piccolo escamotage, le sue fattezze sembravano bruciare, come quelle di un demone dei più profondi gironi infernali. Chiunque lo abbia visto dal vivo non riuscì mai a dimenticarlo. Al tempo, il mare possedeva un alone soprannaturale; un elemento che Edward Teach seppe volgere abilmente a proprio vantaggio, tanto che i suoi nemici si arrendevano prima ancora di combatterlo.
Ciononostante, egli si dimostrava spesso clemente con le proprie vittime. Dietro questa misericordia vi era ovviamente una logica di profitto. Egli saccheggiava le navi che alzavano bandiera bianca e generalmente le lasciava proseguire. Preferiva non uccidere gli uomini a bordo, a meno che non fosse strettamente necessario, poiché potevano essere arruolati. Quando Barbanera morì, le aree colpite dai suoi atti di pirateria tirarono un autentico respiro di sollievo. Chi aveva servito nelle sue navi, trovava automaticamente posizioni di onore e di prestigio in altre compagnie di pirati. Dotato di intelligenza, spietatezza calcolata e carisma, riuscì a mettere insieme una flotta pressoché inarrestabile. Fu capitano pirata per solo un anno e mezzo, e in un così breve tempo terrorizzò le rotte marittime, influenzando notevolmente il commercio transatlantico.