Ciao Giulio Cesare Ottaviano, meglio noto come Augusto, primo imperatore di Roma, fu uno degli uomini più potenti della storia, secondo alcuni anche il più ricco. La storia di oggi, più che la sua vita, riguarda la sua morte, e la strana richiesta che fece mentre stava per esalare l’ultimo respiro.
Nato il 23 settembre del 63 a.C. sul Palatino, vicino Roma, fu da subito, tra il 43 a.C. e il 33 a.C. influente nel corso degli eventi romani. In questo frangente, insieme a Marco Antonio e Marco Emilio Lepido, fu autore del cosiddetto secondo triumvirato. Nel 40 a.C., a seguito degli accordi di Brindisi e al ritiro di Lepido, divenne proconsole in tutte le province d’Occidente.
Nel 27 a.C. rimise tutte le cariche nelle mani del senato. In cambio ottenne l’imperio proconsolare, divenendo capo dell’esercito. Il Senato, inoltre, seguendo il consiglio di Lucio Munanzio Planco, gli conferì il titolo con il quale entrò per sempre nel libro della storia: Augustus. Ottaviano era ora “degno di venerazione ed onore” e Roma divenne in breve tempo un impero.
Ma arriviamo ora all’argomento di oggi, un po’ peculiare. Nel 14 a.C., ormai anziano, mentre viaggiava verso Benevento, ebbe un malore. Presenziò comunque ad alcuni eventi lungo il suo cammino, ma ormai sentiva vicina la sua fine. Si riparò così a Nola, nella casa dove era morto suo padre Caio Ottavio quando lui era un bambino.
Il suo figlio adottivo, Tiberio, arrivò il più presto possibile, essendo anche l’erede designato all’impero. Parlò a lungo ed in segreto col padre adottivo, poi toccò agli amici, che udirono al momento dell’ultimo saluto, la celebre frase ancora tramandata, “Acta fabula est, plaudite!“. Ovvero la frase che si utilizzava alla fine degli spettacoli teatrali del tempo, “La commedia è finita, applaudite”.
Il 19 agosto del 14 a.C., l’ultimo giorno di Augusto, al mattino chiese un specchio ai suoi servitori. Perché? Perché il decoro e l’aspetto di un imperatore erano importanti anche in punto di morte e ci tenne a sistemare la sua persona anche negli ultimi istanti, in modo tale da consegnarsi tra le accoglienti braccia della storia nella migliore forma possibile. Così morì l’uomo che disse “ho trovato una Roma d’argilla e la lascio di marmo”, ovvero con stile.