Nel sito archeologico di Festòs, sull’Isola di Creta, è avvenuta in questi giorni una grande scoperta archeologica. Si tratta di una panoplia di bronzo di un guerriero dell’antica civiltà cretese composta da frammenti di elmo, un umbone di scudo e, probabilmente, una cintura. Nella scoperta c’è anche un po’ d’Italia. Hanno partecipato infatti l’Università Ca’ Foscari di Venezia e Pietro Militello, professore all’Università di Catania.
Partiamo subito con i chiarimenti e spieghiamo cosa sia una panoplia ed un umbone. Il primo termine indica un insieme di diverse parti di un’armatura o di armi assortite. Più genericamente può indicare un assortimento di qualunque genere. L’umbone invece è la parte in rilievo, spesso tondeggiante, dello scudo. I Romani ed altri popoli usavano rivestire i loro scudi con questa parte per far rimbalzare le frecce nemiche.
C’è un elemento inoltre che conferisce grande importanza al ritrovamento. Si trattava infatti di un’area di insediamento e non di sepoltura. Ciò, secondo quanto confermato anche dagli esperti, rende molto più raro il tipo di ritrovamento. A rigor di logica sarebbe stato molto più semplice ritrovare questo tipo di ornamenti e armature in un sito sepolcrale, ma non è questo il caso.
Lo scavo proseguiva da oltre un anno e coinvolgeva inoltre la Scuola Archeologica Italiana di Atene. La coordinatrice Ilaria Caloi, dell’Università di Venezia, afferma che la ricerca potrebbe essere impreziosita da un altro elemento. Se si confermasse l’appartenenza di armi e armatura ad un personaggio illustre – magari un eroe locale – il tutto assumerebbe una parvenza di fascino non indifferente.
Chiaramente ciò si avrà solo con la continuazione degli scavi e delle ricerche. Se emergesse che il culto di questo eroe locale era forte si potrebbe addirittura collegarlo alla fondazione della polis di Festòs, collocabile temporalmente tra VIII e VII secolo a.C.
Le ricerche chiaramente continuano e si sviluppano in tale senso. Comunque vadano a finire, sono già grandi i risultati ottenuti poiché si tratta di resti di oltre 2.500 anni fa e già averli con noi è un grande onore. Se forniranno ulteriori conoscenze storiche non potremmo che essere lieti di comunicarvele.