Non molto tempo fa abbiamo affrontato il tema delle ghiacciaie persiane nel bel mezzo del deserto iranico, realizzate intorno al IV secolo a.C. e ancora oggi funzionanti. Raccogliendo dati e informazioni per quella speciale invenzione, mi sono imbattuto in un’altra splendida creatura ingegneristica persiana di cui vorrei parlarvi. Anzi, usiamo liberamente il plurale, visto che i protagonisti del racconto odierno sono i magnifici Mulini a Vento di Nashtifan.
Nord-est dell’Iran, provincia del Razavi Khorasan, nella piccola ma antica cittadina di Nashtifan (Nashtīfān, نشتیفان in farsi) si vive di pastorizia e poco altro. Il turismo rappresenta però una boccata d’aria fresca. È proprio il caso di dirlo, dal momento che ogni anno sempre più persone si recano in questo angolo remoto dello stato iranico esclusivamente per ammirare i millenari mulini a vento verticali. Quelli di Nashtifan sono i più antichi ancora funzionanti al mondo, anche se non i più arcaici di cui si ha traccia storica.
Essi sono realizzati in argilla, paglia e legno. Da più di 1.400 anni macinano farina. Stando a quanto dice Mohammad Etebari – l’anziano custode di queste straordinarie strutture – il loro aspetto riprenderebbe dagli originali mulini persiani, che non si sviluppavano in verticale e che affonderebbero le loro radici in un tempo assai remoto (secondo lo scrittore Erich Hau, autore di Wind Turbines: Fundamentals, Technologies, Application, Economics, i primi mulini persiani sarebbero del terzo millennio prima della nascita di Cristo…). Ritengo sia molto più probabile affidarsi alle stime proposte dalla maggior parte degli esperti. Quest’ultimi indicano il IV o il V secolo d.C. come arco temporale in cui sorsero le prime macchine del vento.
Ci si potrebbe chiedere, in merito alla creazione di questi marchingegni eolici, perché proprio Nashtifan? Ebbene la risposta risiede proprio nell’antico nome della località, ossia Nish Toofan, letteralmente “pungiglione della tempesta”. Gli abitanti del posto evidentemente hanno scelto il nome giusto per un’area abbastanza arida in cui i venti soffiano a circa 120 km/h. Il merito fu degli architetti e degli ingegneri dell’Impero Sasanide. Essi protessero il lato meridionale della città con un muro in argilla e fango alto circa 20 metri. La cinta ospita una trentina di camere, ognuna delle quali presenta delle primitive pale di legno montate su un asse verticale. Ruotando l’asse trasmette energia alla mola posta nella sezione inferiore.
I Mulini a Vento di Nashtifan sono tanto affascinanti quanto poco efficienti. L’energia cinetica della massa d’aria non viene completamente sfruttata dalle 6 pale di legno. Il ragionamento è semplice: poiché esse ruotano in orizzontale (dando vita al moto verticale dell’asse), hanno sempre una parte in controvento, dimezzando la resa della struttura. Per dire: nell’ipotesi in cui collegassimo un generatore di energia elettrica non si riuscirebbe a produrre abbastanza energia da accendere una lampadina.
Non importa, perché a Nashtifan, dove i mulini sono dal 2002 patrimonio storico-culturale della nazione, è quanto basta per “respirare aria pura e vivificante”, nelle parole di Mohammad Etebari.