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Anatomia e funzionamento del cuore secondo il genio di Leonardo da Vinci

Anatomia e funzionamento del cuore secondo il genio di Leonardo da Vinci

In questa, come in altre sedi, si sono utilizzati tutti gli aggettivi possibili ed immaginabili per descrivere l’innato genio di Leonardo da Vinci (1452-1519). Eviterei di ripetere la solita introduzione in cui (giustamente) si incensa l’intelletto, l’estro creativo, la curiosità di un uomo come pochi altri nella storia. Andiamo dritti al dunque. Superati i cinquant’anni, Leonardo manifestò una certa predisposizione allo studio anatomico del cuore, tanto nella sua forma animale quanto in quella umana. Fu questo un ambito preminente delle sue indagini più avanzate, all’interno del quale compì dei progressi chiaramente inimmaginabili per l’epoca in cui visse. Chi l’avrebbe mai detto, eh…

Anatomia e funzionamento del cuore secondo il genio di Leonardo da Vinci

Egli condusse gli studi sul cuore attraverso dettagliate sezioni anatomiche e intuizioni scientifiche straordinariamente precoci. Uno dei suoi più celebri disegni anatomici riguarda proprio un cuore di toro, che Leonardo utilizzò per comprendere il funzionamento dell’omologo organo umano. Ed è su quest’ultimo elemento che dovremmo soffermarci. Ma prima chiediamoci: perché uno come Leonardo da Vinci doveva mostrare particolare interesse per il funzionamento del cuore? A voler allargare la domanda si potrebbe aggiungere: in generale, perché un uomo del primo Cinquecento avrebbe dovuto porsi delle domande sulla natura anatomica dell’organo?

Attenzione, perché sono tutt’altro che domande banali. Fino a quel momento (e in realtà anche successivamente ai lavori di Leonardo) aleggiava un velo di mistero sulla struttura o sul meccanismo di alcuni organi interni. Antichi testi malintesi o lampi di genio poco geniali avevano fatto sì che alcuni dotti presupponessero teorie alquanto bizzarre. Ad esempio andava forte la teoria galenica che, tra le tante cose, vedeva nel cuore una sorta di “forno alchemico” in grado di scaldare il sangue per poi suddividerlo in “spirito vitale” (circolazione arteriosa; necessaria al sostentamento dell’intero organismo) e in “spirito animale” (sangue nobile diretto verso il cervello, senza il quale sarebbero impossibili movimento, percezione e sensi). La teoria galenica, che si rifaceva a Galeno, il medico greco vissuto tra II e III secolo d.C., era una delle tante; neppure la più assurda se volete saperlo…

Risulta più facile in questo modo capire con quale animo Leonardo volesse comprendere l’anatomia e il ruolo del cuore all’interno del corpo umano. Come fare però? Le autopsie sui cadaveri erano illegali (sebbene qualche soggetto ogni tanto entrasse dal retro dello studio leonardiano), perciò da Vinci optò per degli esemplari bovini. Da qui l’analisi del cuore di toro, simile a quello umano.

Leonardo da Vinci disegni cuore

Seguirono i classici schizzi di Leonardo su carta. Uno di questi si trova nel Regno Unito, precisamente nel castello di Windsor. Il disegno, che fa parte della Collezione Reale (Royal Collection), ci aiuta a capire su che cosa Leonardo venne a capo. Osservando il cuore di toro, intuì la presenza di turbolenze nel sangue che passava attraverso la valvola aortica, scoprendo così il fenomeno vorticoso che aiuta la chiusura delle valvole cardiache. Questa intuizione fu confermata scientificamente solo nel XX secolo. Chapeau.

Pensate si sia limitato solo a questo? Grosso errore. Da Vinci comprese anzitutto come il cuore fosse un muscolo e non un centro energico-vitale (Galeno) o una camera dello spirito (Aristotele). Inoltre smentì i tanti studiosi medievali che sostenevano l’esistenza di sole due cavità cardiache. Leonardo invece dimostrò come queste fossero quattro, anticipando di secoli la cardiologia moderna.

Il pensatore andò oltre il “semplice” (con tutte le virgolette di questo mondo) disegno. Alla bozza diede forma concreta, realizzando un cuore di toro prima in cera, poi in vetro. Grazie a questi modelli, annotò le caratteristiche idrauliche dei flussi sanguigni che attraversano il cuore. Si avvalse di acqua contenente piccoli semi per meglio visualizzare le turbolenze e i flussi.

Leonardo da Vinci statua

Ultima domanda, forse la più logica di tutte: ma se tutto ciò fu merito di un genio universalmente rinomato quale Leonardo da Vinci era, perché alle sue scoperte non venne dato alcun seguito? In vita non pubblicò mai queste sue ricerche. Di conseguenza, in morte caddero nel dimenticatoio, alcune finirono disperse, altre preservate ma senza una logica conservativa (come quando riponiamo in cantina quella lampada che non usiamo più ma che non vogliamo buttare; ecco, ci siamo capiti). Tra il XIX e il XX secolo qualcosa riaffiorò e dei progressi anatomici di Leonardo da Vinci si tornò a parlare. Chissà, se i suoi studi fossero stati divulgati, la cardiologia avrebbe potuto avanzare di almeno due secoli…