Le questioni concernenti le migrazioni sono ormai da decenni temi caldi della politica interna ed estera. Baluardi politici di destra e sinistra, le immigrazioni sembrano essere la problematica principale del nostro paese, tendiamo però a dimenticare un dato impressionante: l’Italia, prima di essere terra di immigrati, fu terra di emigranti, con il picco avuto tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Dal 1876, per un quarto di secolo circa, emigrarono dal nord Italia, circa 3 milioni di persone. Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, erano le regioni protagoniste del fenomeno. A pensarci oggi sembra paradossale. Oggi sono territori trainanti per l’economia nazionale, ieri erano luoghi da cui partire in cerca di un prospero futuro.
Nel frangente storico che va dal 1900 al 1915 (inizio della Prima Guerra Mondiale per l’Italia) fu il Sud del paese il nuovo protagonista. Se il periodo immediatamente post-unitario fece scappare gli “italiani” (difficile parlare di criteri di aderenza nazionale in quel periodo) del nord, il nuovo secolo sancì una nuova tendenza. Una più meridionale.
Ben 1.100.000 siciliani in questo frangente si spostarono dall’isola sicula. Anche al nord comunque la situazione non migliorò, sembrava anzi abbastanza costante. Ma quali furono i risultati di tutti questi grandi movimenti di massa? Chiaramente la creazione di grandi comunità italofone al di fuori della nostra penisola. Ad oggi sono 9 le comunità di italiani all’estero che superano il milione di persone.
Le zone prescelte furono soprattutto il Sudamerica ma anche zone dell’Europa centrale come Francia e Germania. Moltissimi si recarono inoltre verso gli USA, con il celebre controllo e gate di Ellis Island. Oltre alle ragioni socio-politiche, la motivazione principale fu senza dubbio di carattere economico. Questa divenne preponderante soprattutto nel secondo dopoguerra, quando partire per molti significava non patire la fame in patria.
Se mai vi chiedeste allora perché esiste una così grande comunità di oriundi o di discendenti italiani sparsi per il mondo, beh, qui c’è una breve risposta al vostro quesito. Ovunque andiamo, troveremo individui che in un modo o nell’altro (e qui lo zampino della globalizzazione è limpido) hanno avuto o hanno a che fare con i nostri conterranei. Terra di emigranti, prima di essere un porto d’approdo.