Proprio come tanti prima e dopo di lui, il lettone Herberts Cukurs fu un criminale di guerra nazionalsocialista fuggito tramite la ratline in Sudamerica. Brasile per l’esattezza. Come altri, restò impunito per moltissimi anni, senza che nessuno facesse effettivamente qualcosa per consegnarlo alla giustizia. Le cose cambiarono quando il suo nome finì sul taccuino del Mossad, già nei primi anni ’50.
Ma prima un passo indietro: chi era Cukurs? Il suo nome salì alla ribalta nel 1933, quando con un aeroplano di fortuna volò dalla Lettonia, sua terra natale, fino al Gambia. Il talentuoso aviatore percorse negli anni successivi svariati chilometri, giungendo in posti lontanissimi. Sì, qualche idea politica controversa (non per i suoi tempi però) ce l’ha, ma nessuno se la sente di chiamarlo anti-semita. Anzi, Cukurs sfrutta sempre l’occasione di scambiare qualche parola con gli intellettuali ebrei di Riga, cercando di supportare quanto più possibile la causa sionista.
Tutto prende una piega diversa con l’avvento del giugno 1940: l’URSS invade la sua Lettonia, dopo aver violato i trattatati che vincolavano i due paesi alla non aggressione. Non passa neppure un anno che, ai primordi dell’estate del ’41, Berlino decide di mettere piede in terra lettone. Deportazioni che riguardano personaggi politici avversi ed ebrei sono la consuetudine. Queste, insieme alle innumerevoli esecuzioni sommarie, sono opera del cosiddetto “Commando Arajs“, un’unità speciale sotto le SD che si macchia dei peggiori crimini contro l’umanità e del quale Herberts Cukurs fa parte.
Sarà proprio con la divisa nera che passerà alla storia come il “Macellaio di Riga“, per via della sua efferata spietatezza nei confronti degli ebrei del ghetto cittadino. Si pensa che la sua opera di sterminio sia stata così efficiente da non lasciare che alcuni testimoni oculari (non è un caso che in Brasile, anni dopo, si presentasse con lo stesso nome di battesimo, perché certo della propria anonimità). Sappiamo tutti come finì la guerra. Cukurs scappò in Brasile dove tra l’altro si arricchì grazie ad un’impresa di viaggi. Il successo tramonta quando negli anni ’50 la verità sul suo conto viene a galla anche in Brasile.
Nonostante ciò, il paese sudamericano lo “difende” sostenendo come l’unico stato in grado di giudicarlo sia la Lettonia – che guarda caso non esisteva più in qualità di nazione indipendente. La situazione di contesa si prolunga fino al 1965. Il periodo coincide con la tentazione, da parte della Germania, di far cadere in prescrizione i crimini di guerra. Il Mossad non vuole che ciò accada, perciò agisce, come si suol dire, nell’ombra. Cukurs si trasferisce da Rio de Janeiro a San Paolo, alla ricerca della calma mediatica che in effetti trova.
Gli agenti segreti israeliani sanno di non poter dare la caccia al lettone in terra brasiliana, troppo pericoloso. Con un escamotage – l’agente Jaakov Meidad si spaccia per un imprenditore modello austriaco dal passato nazionalsocialista – il Mossad fa spostare l’ex membro del Commando Arajs a Montevideo, Uruguay. In una villa fuori città, due colpi di pistola perforano il cranio dell’uomo. Di seguito la nota con la quale i servizi segreti di Tel Aviv rivendicarono l’uccisione.
«Tenuto conto della gravità dell’accusa mossa contro l’imputato, ovvero di aver supervisionato personalmente l’uccisione di più di 30000 uomini, donne e bambini, e considerata l’estrema esibizione di crudeltà che il soggetto ha mostrato nello svolgimento dei suoi compiti, l’imputato Herberts Cukurs è condannato a morte. L’accusato fu giustiziato da chi non potrà mai dimenticare, il 23 febbraio 1965. Il suo corpo si trova a Casa Cubertini Calle Colombia, Séptima Sección del Departamento de Canelones, Montevideo, Uruguay.»