Sì, non avete letto male. Alessandro Magno è comparso in Danimarca. Fermi tutti, non agitatevi! Il condottiero che ha conquistato l’immenso Impero persiano, che si è fatto faraone, spingendosi successivamente fino alla Valle dell’Indo, non ha tuttavia messo piede nell’Europa settentrionale (solo perché non ebbe il tempo di farlo. Lasciatemi sognare…). Nelle righe che seguono non tratterò l’evolversi di una potenziale ucronia, bensì i risvolti di una magnifica ed affascinante scoperta archeologica. Bene, procediamo.
Ci troviamo nella ridente cittadina danese di Ringsted, nella regione insulare di Selandia. Gli appassionati di metal detecting Finn Ibsen e Lars Danielsen stavano conducendo dei lavori di perlustrazione ed indagine nella campagna antistante il centro urbano. La coppia sapeva di star cercando in un luogo potenzialmente ricco di reperti storici risalenti addirittura alla tarda Età del Ferro. Infatti l’area di ricerca corrisponde alla località di Illerup Ådal, dove meno di 2.000 anni fa si combatté una feroce battaglia tra due eserciti germanici. A testimonianza di quello scontro esistono dei reperti archeologici di eccezionale fattura (armamenti di vario genere e tipologia, scudi, ecc.).
Alcuni di questi tesori, tuttavia, giacciono ancora sotto il suolo danese. Ed ecco che ci ricolleghiamo all’operato dei due ricercatori muniti di tanta pazienza e metal detector. La coppia si è imbattuta in uno scudo, non uno qualunque. L’oggetto presentava infatti una decorazione a dir poco inconsueta: un disco in lega di bronzo raffigurante un uomo dalla chioma ondulata e dal capo cinto da corna di ariete. Quest’ultimo dettaglio ha fatto sobbalzare il professore, nonché archeologo presso il Museum Vestsjælland, Freerk Oldenburger.
Dalle parole dell’esperto si evince l’importanza – non del tutto decodificata – della scoperta: “Gli attributi sono quelli tipici della simbologia alessandrina. Il fondatore dell’Impero ellenistico era solito farsi rappresentare con le corna d’ariete, rimando a Zeus Amon (divinità strettamente correlata all’Oracolo di Amon, una delle tappe principali per quanto riguarda la legittimazione del potere di Alessandro Magno, n.d.r.)”.
Continua così l’archeologo: “È un pezzo davvero notevole. Quando è apparso sulla mia scrivania, sono quasi caduto dalla sedia! La lega di bronzo [con cui è costruito il manufatto] contiene un alto contenuto di piombo ed è stato realizzato utilizzando un materiale spesso trovata nelle statuette classiche [romane]. È possibile che una di queste sia stata fusa per dare vita a questa splendida effige”. Sebbene la rilevanza del ritrovamento sia indiscutibile, esso ha sollevato più dubbi che altro. Manca, almeno per il momento, una datazione certa dell’oggetto. Ipotesi attendibili parlano comunque di II o III secolo d.C.
Le domande riguardano anche la sua funzione decorativa: il disco raffigurante l’eroe macedone era forse collegato ad una cintura? Unito ad uno scudo? Quali che siano le risposte, una cosa è pressoché assodata: il mito di Alessandro Magno giunse anche nell’Europa settentrionale, presso popoli germanici che di lì a poco (questione di qualche secolo…) avrebbero definito le sorti di un altro grande impero, quello romano.