Le sue vestigia ci rammendano un grande e prosperoso passato. In effetti Alba Fucens, dal momento della sua fondazione nel 304/303 a.C. (dipende dalle fonti) rivestì per quasi otto secoli un ruolo di primaria importanza. Fondamentale la sua posizione strategica. Vitale la sua centralità per i commerci nella regione. Imprescindibile il suo sostegno militare nei momenti in cui la madrepatria l’avesse richiesto. La città-fortino che sorge ai piedi del Monte Velino fu tutto questo, ma anche molto altro. Merita, senza ombra di dubbio, di essere al centro della nostra attenzione quest’oggi.
Anche nelle “piccole” cose si comprende il genio politico-strategico romano. Quando Roma scelse di dar vita ad una colonia di diritto latino in questo luogo non distante dalle sponde del lago Fucino, lo fece nel territorio degli Equi, a ridosso delle terre controllate dai Marsi. Una fortezza per tenere a bada due popoli storicamente vivaci (chi vi scrive è marsicano e vi posso assicurare che i romani ci temevano tanto in qualità di nemici, quanto in veste d’alleati; «Nec sine marsis nec contra marsos triumphari posse» – «Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi» – Appiano di Alessandria)
Venuta alla luce Alba Fucens (nome che da un lato fa riferimento ai sassi particolarmente candidi presenti in loco e dall’altro ci ricorda il punto geografico in cui sorge: il lago Fucino), gli Equi, che non sopportarono tale affronto nel loro stesso territorio, condussero una campagna d’assedio. Questa fu fallimentare e i guerrieri italici lasciarono passare. La cittadella attirò un gran numero di coloni fin da subito, vista la sua vicinanza alla nuova Via Tiburtina Valeria. In quasi un secolo di vita, Alba Fucens ritoccò in meglio le sue mura e godette di particolari vantaggi commerciali. Fu durante la Seconda Guerra Punica che qualcosa, più di qualcosa anzi, cambiò.
Pur inviando un contingente di 2.000 uomini in supporto di Roma nel 211 a.C., nel momento in cui la minaccia di Annibale accrebbe a tal punto da far partire i primi scongiuri, Alba Fucens (insieme ad altre 11 colonie del centro Italia) smise di inviare aiuti ai capitolini. Un atteggiamento questo che dalle parti di Roma non piacque. Pesanti ridimensionamenti si presentarono quindi dalle parti del Fucino. Mantenne comunque la tanto decantata centralità, divenendo luogo di prigionia perfetto per grandi personaggi politici dell’epoca (solo per dirne uno, Perseo, ultimo re di Macedonia, figlio dell’odiato Filippo V)
In piena Guerra Sociale (91-88 a.C.), nonostante si trovasse in territorio “nemico”, Alba Fucens restò fedele a Roma. Sopravvissuta alle successive dispute per il potere (prima Silla e Mario, poi Cesare e Pompeo), la città giunse ad un momento topico della sua storia, un momento che si lega a doppio filo con lo scontro Ottaviano-Marco Antonio. La Legio Martia (la legione composta quasi interamente da Marsi) si ammutinò contro Marco Antonio, passando dalla parte di Ottaviano. Nel farlo, scelse Alba Fucens come quartier generale. Il gesto attirò gli apprezzamenti del futuro Augusto (beh, grazie, dalla sua aveva adesso una delle legioni storicamente più valorose, insieme alla Quarta) e in particolar modo di Cicerone, il quale riporta con entusiasmo l’accaduto nelle Filippiche.
Purtroppo dall’età imperiale in poi, le fonti scarseggiano, ma sappiamo comunque che Alba Fucens prosperò. Ad indicarcelo sono anche le svariate attività edilizie, di cui oggi rimane traccia. Sorge proprio nel I secolo d.C. il meraviglioso anfiteatro romano che, in una soleggiata giornata invernale, con alle spalle il Velino innevato, regala degli scorci mozzafiato (esperienza personale). Progressivamente Alba Fucens andò spopolandosi, seguendo il destino della parte occidentale dell’Impero. Ciò a favore della nascita del borgo medievale, ancora oggi visitabile, che prende il nome di “Albe“. Ci sarebbe tanto da dire, soprattutto considerando il rilievo archeologico del sito, ma forse questa sarà un’altra storia, per oggi è tutto.