Figlia del poeta Lord Byron e dell’eccellente matematica Anne Isabella Milbanke; passata alla storia come “la prima programmatrice di computer” e come colei che, seppur in modo molto astratto, ipotizzò l’avvento dell’intelligenza artificiale, Augusta Ada Byron, al secolo Ada Lovelace, fu una nobildonna inglese dalle spiccate conoscenze matematiche. Accostare il suo nome alle invenzioni tecnologiche contemporanee è semplice, ma su quale base storica possiamo farlo?
L’eredità che gravava sulle spalle di Ada pesava, nonostante la giovane ragazza non avesse mai realmente conosciuto il padre. Byron abbandonò la famiglia poco dopo la nascita della bambina. La madre, per timore che Ada potesse avvicinarsi al mondo della poesia, spinse affinché la sua istruzione fosse prettamente scientifica, meglio se matematica. Ada, nata nel 1815, dimostrava a 17 anni di essere un prodigio negli studi.
Quando il talento della giovane Byron (non ancora contessa di Lovelace) fu sotto gli occhi di tutti, ella si avviò negli studi algebrici, logici ed analitici – cosa inconsueta per una donna nella società del tempo. Nel 1833 Ada fece l’incontro che le cambiò la vita, conoscendo il noto matematico inglese Charles Babbage, già autore della “macchina differenziale”. Con Babbage, Ada (divenuta Lovelace nel 1835 dopo il matrimonio con William King-Noel) strinse un rapporto collaborativo che fruttò parecchio, eccome.
Lady Lovelace ebbe modo di toccare con mano le invenzioni di Babbage, concentrandosi soprattutto sulla “macchina analitica” – considerata il primo prototipo di computer meccanico. Fu in questo periodo che la Lovelace, attraverso delle corrispondenze con altri matematici (e in particolare con l’italiano Luigi Federico Menabrea), affinò le sue conoscenze sul campo, arrivando addirittura ad ipotizzare l’avvento di una futura intelligenza artificiale.
In un articolo scientifico, pubblicato nel ’43, Ada Lovelace affermava come le macchine analitiche fossero perfettamente “programmabili”. Già allora la nobildonna inglese era riuscita a dotare queste macchine di un softaware e non solo. Attraverso gli algoritmi applicati ad esse, oggi riconosciamo Ada Lovelace come la prima creatrice di un programma informatico al mondo. Eppure Babbage allora non ammise di essere stato influenzato dal pensiero altrui e si prese l’intero merito del caso.
Un cancro uterino debilitò la povera nobildonna e la morte sopraggiunse nel 1852 prima ancora di compiere 37 anni. Per sua scelta, i familiari la seppellirono vicino la tomba di suo padre, ad Hucknall, nel Nottinghamshire. Se oggi leggete queste parole, un po’ del merito lo dovete ad una certa Ada Lovelace.